Il 2024 è stato un anno segnato da un record doloroso: mai prima d’ora tante guerre sono state attive simultaneamente, colpendo milioni di persone in tutto il mondo. Le cause di questi conflitti sono molteplici e spesso interconnesse: rivalità tra grandi potenze, competizione per risorse naturali, aumento delle tensioni a causa del cambiamento climatico e dei governi instabili.
Le principali aree di conflitto includono l’Europa Orientale, con la guerra tra Russia e Ucraina, che dura da quasi tre anni, e il Medio Oriente, dove persistono i conflitti in Siria, Yemen e Libia. In Africa Sub-Sahariana, paesi come l’Etiopia, il Sudan e il Sahel sono teatro di violenze alimentate da scontri etnici e terroristici, mentre in Asia sono in corso la guerra civile in Myanmar e i conflitti tra India e Cina. In America Latina, la violenza legata ai cartelli della droga, in particolare in Messico, è paragonabile a una vera e propria guerra.
Le conseguenze umane di questi conflitti sono devastanti: milioni di rifugiati, infrastrutture distrutte e un numero di vittime civili che supera di gran lunga quello dei soldati. Le organizzazioni internazionali, come l’ONU, stanno cercando di intervenire, ma spesso le loro azioni sono ostacolate dalla mancanza di risorse e da interessi geopolitici contrastanti.
In questo contesto di sofferenza, il Giubileo del 2025, inaugurato il 24 dicembre 2024 con la cerimonia dell’apertura della Porta Santa a San Pietro, ha portato un messaggio di speranza. Papa Francesco ha esortato le nazioni a mettere fine ai conflitti e a lavorare per la pace, invitando l’umanità a riflettere sui valori della fratellanza e della solidarietà. Il Giubileo rappresenta un’opportunità per sperare in un cambiamento e per credere che la pace possa prevalere sulle guerre, a condizione che ci sia un impegno globale per il dialogo e la riconciliazione.
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