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RICORRENZE

25 Aprile,Festa della Liberazione

Immagine in evidenza di Gabriele Cataldi

Ogni anno, il 25 aprile, l’Italia celebra la Festa della Liberazione, una ricorrenza nazionale che commemora la fine dell’oppressione nazifascista . Questa data rappresenta un simbolo della rinascita democratica e della conquista della libertà. La liberazione fu il risultato della coraggiosa lotta condotta dai partigiani e dalle forze dell’esercito italiano, che, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, si unirono per resistere al nazifascismo.

 La celebrazione di questa giornata non è solo un omaggio alla memoria di chi ha combattuto, ma anche un richiamo ai valori di giustizia, libertà e democrazia su cui si fonda la Repubblica Italiana, fattori fondamentali per il presente e il futuro del Paese.

Il 25 aprile 1945 , il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) proclamò l’insurrezione generale contro le forze nazifasciste ancora presenti nel Nord del Paese. Le formazioni partigiane, appartenenti al Corpo volontari della libertà, ricevettero l’ordine di attaccare presìdi tedeschi e fascisti, imponendo la resa prima dell’arrivo degli Alleati. Contemporaneamente, il CLNAI si assunse i poteri di governo e decretò la condanna a morte per i gerarchi fascisti. Benito Mussolini, in fuga da Milano proprio il 25 aprile, venne catturato e giustiziato tre giorni dopo. Con l’ultimatum «Arrendersi o perire!», l’insurrezione portò rapidamente alla liberazione dell’intero Nord Italia entro l’1 maggio. La vittoria segnò la fine dell’occupazione tedesca e di cinque anni di guerra, aprendo la strada alla nascita della Repubblica Italiana e alla futura Costituzione. La resa definitiva delle truppe nazifasciste venne ufficializzata il 2 maggio 1945, con la firma della resa di Caserta, sancendo la sconfitta totale del nazifascismo in Italia.

La Festa della Liberazione, venne istituita in seguito a una proposta del presidente del Consiglio Alcide De Gasperi. Il 22 aprile 1946, Umberto II di Savoia, allora principe e luogotenente del Regno d’Italia, emanò un decreto legislativo che stabiliva il 25 aprile come giorno di festa per quell’anno. La ricorrenza fu nuovamente celebrata nel 1947 e nel 1948 grazie a successivi decreti. Tuttavia, fu solo nel 1949 che la Festa della Liberazione venne ufficializzata in modo permanente, affiancandosi alla celebrazione del 2 giugno, data del referendum che stabilì la nascita della Repubblica Italiana.

Tra i momenti più significativi del programma ufficiale c’è il solenne omaggio al Milite Ignoto: il Presidente della Repubblica e le più alte cariche dello Stato depongono una corona d’alloro in memoria dei caduti e dei dispersi italiani nelle guerre. In questa giornata, la bandiera italiana e quella europea sventolano su tutti gli edifici pubblici e si svolgono manifestazioni in tutta Italia, specialmente nelle città decorate al valor militare per la guerra di liberazione. Il 1955 segnò il decimo anniversario della Liberazione, celebrato con un messaggio alla nazione del presidente del Consiglio Mario Scelba: “Se ricordiamo le tragiche vicende della più recente storia d’Italia non è per rinfocolare odi o riaprire ferite, coltivare la divisione, ma perché vano sarebbe il ricordo dei morti e la celebrazione dei sacrifici sofferti se non ne intendessimo il significato più genuino ed il valore immanente, se gli italiani non avessero a trar profitto dagli insegnamenti delle loro comuni esperienze e, tra gli italiani, i giovani soprattutto, a cui è servato l’avvenire della Patria.” Tuttavia, nello stesso anno, il Movimento Sociale Italiano (MSI) lanciò una campagna per l’abolizione della festa, promossa attraverso il quotidiano Secolo d’Italia. A Roma, il MSI organizzò una celebrazione in memoria dei caduti della Repubblica Sociale Italiana, che degenerò in scontri con giovani comunisti a causa dei saluti romani e dei canti dei missini. Anche negli anni successivi le tensioni non mancarono. Nel 1960, durante il dibattito al Senato sulla fiducia al governo Tambroni, sostenuto proprio dal MSI, i senatori missini lasciarono l’aula durante le celebrazioni del 25 aprile, attirando ironie da parte degli altri parlamentari. Nel 1973, infine, Sandro Pertini tenne un importante discorso in piazza Duomo a Milano, in un clima di forte tensione seguito alle violenze del 12 aprile, quando gruppi neofascisti e militanti del MSI avevano partecipato a una manifestazione vietata dalla questura: “Parliamo dunque di coloro che vorrebbero ancora una volta […] uccidere la libertà, di questi sciagurati, rifiuti di fogna, che sono i neofascisti”

Quest’anno, il 25 aprile segna un traguardo molto importante, cioè 80 anni di un’Italia libera. La data, che ogni anno ricorda l’inizio di una nuova era di democrazia, assume oggi un significato ancora più profondo, celebrando non solo la fine di un oscuro passato, ma anche la resilienza e la forza di un popolo che ha saputo ricostruire il proprio destino. Oltre a guardare al passato ed al presente, però, è necessario guardare anche al futuro, ricordandoci che la libertà va costantemente difesa e coltivata, sperando di non ricadere negli stessi errori del passato.

 La guerra, purtroppo, ad oggi , in tantissimi  Paesi nel mondo è ancora quotidianità. È incredibile pensare che, dopo tutti questi anni, l’uomo sia ancora imperterrito a volere sempre più potere, e a sentirsi costantemente in competizione con gli altri, sviluppando solo invidia ed odio. Anni fa si pensava che dopo un passato pieno di guerre, l’uomo avrebbe imparato dai propri errori, ma l’uomo, per quanto sia considerata la specie più intelligente del pianeta,  continua ad essere egoista, a pensare soltanto al potere e al denaro, non avendo così  umanità nei confronti degli altri.

“Dei morti in battaglia ti porti la voce, chi diede la vita ebbe in cambio una croce”, queste sono le parole che utilizza Fabrizio De André in una delle sue canzoni più famose, “La guerra di Piero”. Secondo me, De André, è riuscito a descrivere perfettamente la guerra e le emozioni che l’accompagnano. In una canzone è stato in grado di esprimere in pieno il significato della guerra, ripudiando le atrocità commesse dall’uomo.

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