La cucina storica siciliana non possiede la voce “antipasti”, ma generalmente vengono oggi inserite in questa categoria tutte le bontà provenienti dai banconi di quello che definiamo street food, che con i loro profumi deliziano moltissime zone delle città siciliane: arancine di riso, farcite con carne o con burro, mozzarella e prosciutto, panelle, cazzilli (crocchette di patate), cardi, carciofi, broccoletti in pastella, preparati soprattutto nel periodo natalizio, rappresentano ricette semplici ma nutrienti, che riflettono una cucina essenzialmente povera di materie prime, ma ricca di creatività.
Di ciò è prova anche l’uso delle parti meno pregiate della carne, che ci regala specialità come la quarume, un bollito misto di interiora di vitello, trippa e budella tenute in brodo caldo e arricchito con cipolle, carote e sedano, o le stigghiole, budella di agnello arrotolate su se stesse, insaporite da prezzemolo e scalogno e arrostite, la meusa, ingrediente base di un mitico panino, e infine la frittola, ottenuta dalla cottura di grassetti della carne.
Oggi noi gustiamo queste delizie come antipasto, ma per la maggior parte dei siciliani di un tempo rappresentavano un piatto unico, oltre che una prova di quell’arte di non sprecare nulla, da cui abbiamo ancora tanto da imparare.
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