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ATTUALITA', PILLOLE DI SCIENZA

Le nuove frontiere della scienza contro le “malattie del benessere”

Immagine in evidenza di Gabriele Cataldi

L’obesità è una malattia cronica, sempre più diffusa, con frequenti ricadute sulla salute. Combatterla non è facile: è necessario da parte di chi ne soffre intraprendere un percorso di cura, spesso difficile. L’obesità rappresenta non solo un nemico della salute per molte persone, ma anche un vero allarme sociale. Negli USA e in  Europa questa malattia colpisce un alto numero di individui e  i suoi rischi sono una minaccia per la vita. Definita come un indice di massa corporea pari almeno a 30, l’obesità è ritenuta causa di diabete di tipo 2, malattie cardiache, artrite, fegato grasso e alcuni tipi di tumore.

In questi anni la ricerca è andata avanti e sono in dirittura d’ arrivo nuovi farmaci anti-obesità, ovvero molecole che promettono risultati ancora migliori di quelli ottenuti con i farmaci per dimagrire finora autorizzati , mantenendo profili di sicurezza elevati o addirittura garantendo una protezione cardiometabolica.

La scoperta dei farmaci anti-obesità è un processo scientifico lungo e complesso, guidato dalla crescente consapevolezza che l’obesità non è solo un problema legato allo stile di vita, ma anche una condizione medica multifattoriale influenzata da fattori genetici, ormonali e ambientali. Volendo riassumere le tappe principali di queste ricerche, possiamo notare che le anfetamine furono tra i primi farmaci utilizzati per trattare l’obesità, grazie alla loro capacità di ridurre l’appetito.

Sebbene inizialmente efficaci, questi farmaci causavano gravi effetti collaterali, come dipendenza, ipertensione e problemi cardiaci; ciò portò a un utilizzo più limitato negli anni successivi.

I medici  iniziarono poi a prescrivere farmaci come estratti tiroidei per accelerare il metabolismo. Tuttavia, questi trattamenti comportavano gravi effetti collaterali, tra cui tachicardia e perdita muscolare.

Furono utilizzati anche alcuni farmaci a base di arsenico e sali di mercurio, ma erano altamente tossici.

Più recentemente sono state individuate delle molecole che, interferendo con vari processi neurotrasmettitoriali e metabolici, sono in grado di condizionare tutti i processi che riguardano l’assunzione di cibo, i segnali di fame/sazietà, il metabolismo del tessuto adiposo e di influenzare numerosi processi ormonali che regolano il metabolismo dei principali nutrienti. 

Da qui sono nati farmaci che agiscono a questi livelli, spesso studiati allo scopo di curare il diabete, poi estesi alla terapia dell’obesità, in considerazione della loro capacità di ridurre il peso, indipendentemente dalla presenza o meno di diabete.

 Tra i più innovativi troviamo la semaglutide e la tirzepatide.

La semaglutide aiuta a tenere sotto controllo i livelli di glucosio nel sangue, favorendo la secrezione di insulina e riducendo quella di glucagone; inoltre rallenta lo svuotamento gastrico, aumentando così il senso di sazietà.

Questo farmaco è in grado di ottenere cali ponderali mediamente del 15% nei pazienti che lo utilizzano, naturalmente con risposte variabili che possono essere minori, ma anche molto maggiori. 

La tirzepatide è un nuovo farmaco che agisce sia sugli stessi recettori enterici su cui agisce la semaglutide,  sia su altri recettori di un altro ‘gastroenterormone’, chiamato GIP, anch’esso coinvolto nella secrezione di insulina. 

L’impiego del farmaco per 88 settimane ha consentito di ottenere un calo ponderale medio del 26%rispetto al peso di partenza; oltre la metà dei soggetti arruolati nello studio ha ottenuto un calo ponderale superiore al 25%. 

È in corso un grande trial per valutare la ricaduta sulla mortalità e sugli eventi cardiovascolari della tirzepatide, che sarà completato entro un paio di anni. Nel frattempo la tirzepatide dovrebbe essere a breve approvata anche in Italia per l’impiego nella cura del diabete.

Va sempre ribadito e sottolineato però che tali terapie devono essere iniziate e proseguite sotto la guida di medici esperti e non possono essere materia di ‘fai da te’. Infatti la gestione della terapia comprende anche la gestione dei possibili effetti indesiderati e richiede comunque un monitoraggio di stretta pertinenza medico-specialistica. 

Inoltre queste terapie, per essere efficaci, devono sempre essere associate a cambiamenti di stile di vita e modifiche delle proprie abitudini alimentari. La lotta all’obesità quindi può e potrà avvalersi sempre di più di strumenti preziosi, se usati nel giusto modo e con la guida di figure competenti.

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