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IL FUTURO DELLE COLTIVAZIONI: LE DUPLICAZIONI COLTURALI

Immagine in evidenza di Gregorio Davì

L’economia basata sull’agricoltura e l’allevamento risale a circa 12.000 anni fa e segna il passaggio tra la fine del Paleolitico (caratterizzato da un’economia di sussistenza basata su caccia e raccolta) e l’inizio del Neolitico. La “domesticazione delle piante”, ossia la riproduzione controllata di specie vegetali, si trasformò col tempo da attività di sussistenza a una fiorente attività economica, grazie al miglioramento delle tecniche, quali aratura, concimazione, irrigazione, e al miglioramento genetico delle specie coltivate.

Questo miglioramento genetico fu inizialmente realizzato selezionando le piante che in natura apparivano migliori, coltivandole e modificandole geneticamente attraverso gli incroci. Intorno agli anni ’50 del secolo scorso si verificò la cosiddetta “rivoluzione verde”, un aumento della produzione agricola senza precedenti nella storia dell’umanità. Questo progresso fu reso possibile dal miglioramento delle tecnologie e delle conoscenze, dall’uso di combustibili fossili, dalla meccanizzazione, dall’industria chimica e dall’applicazione di modificazioni genetiche. Tuttavia, la rivoluzione verde comportò anche la perdita della biodiversità agricola, a causa dell’uso intensivo di prodotti chimici, diserbanti e insetticidi.

Il miglioramento genetico attraverso la mutagenesi e gli incroci richiedeva decenni, soprattutto per le specie arboree. Tuttavia, grazie alla ricerca e alle tecniche avanzate di ingegneria genetica, si è arrivati alla creazione e all’uso di organismi geneticamente modificati (OGM).

Oggi stiamo vivendo l’alba di una seconda rivoluzione agricola, basata sull’idea che la genetica delle specie vegetali possa essere modificata in tempi molto più rapidi. Senza addentrarmi in dettagli scientifici complessi, aggiungo che questa manipolazione genetica è stata resa possibile dallo sviluppo di tecniche di biologia molecolare, che hanno permesso la creazione di nuove varietà in tempi brevi.Il 99% della superficie coltivata con piante geneticamente modificate è concentrata in Stati Uniti, Brasile, Argentina, Canada, India e Cina. In Europa, invece, le coltivazioni OGM (prevalentemente mais) sono limitate a soli cinque Paesi: Spagna, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia e Portogallo.

Il miglioramento genetico viene anche definito “miglioramento partecipativo”, in quanto coinvolge la collaborazione tra agricoltori e ricercatori, sia nei centri di ricerca che nei campi agricoli. Agli agricoltori viene fornito materiale genetico contenente specie vegetali ottenute da incroci e miscele, e il processo viene sperimentato in diverse località con caratteristiche climatiche e agronomiche differenti. Ciò consente un continuo ricambio di varietà e promuove la creazione di agrobiodiversità.

Un esempio interessante è rappresentato dall’oca, un tubero tradizionale che costituisce l’alimento base per circa 10 milioni di persone che abitano le Ande. Grazie alla biotecnologia (nello specifico, la tecnica della coltura in vitro), uno studente peruviano riuscì a riprodurre una pianta completamente priva di un virus congenito, raddoppiandone la produzione. Tuttavia, tale successo iniziale riguardava solo una varietà specifica, poiché ciascuna zona agroecologica possiede varietà uniche, adattate al clima, al suolo e all’altitudine locali. Successivamente, un ricercatore raccolse diverse varietà di oca da varie zone e ne creò versioni prive di virus, restituendole ai rispettivi territori di origine. Questa strategia si rivelò un metodo poco costoso e molto efficace per ridurre la povertà e migliorare la sicurezza alimentare.

Con l’aumento costante della popolazione mondiale, stimata a circa 10 miliardi di persone entro il 2050, e la conseguente necessità di maggiori quantità di cibo, è fondamentale che la ricerca tecnologica continui a evolversi per incrementare la produzione agricola.

Come sarà l’agricoltura del futuro?

L’agricoltore del futuro sarà innovativo e aperto al cambiamento, un imprenditore in grado di gestire un’agricoltura sempre più rilevante dal punto di vista sociale e culturale. L’agricoltura

tradizionale, pur non scomparendo, dovrà convivere con nuovi modelli produttivi realizzati in ambienti controllati, utilizzando sistemi ad alta tecnologia, colture fuori suolo e biotecnologie per la produzione di alimenti alternativi, come cibi ottenuti da cellule coltivate.

Alcuni anni fa, il film d’animazione Wall-E, prodotto dalla Disney Pixar, raccontava la storia di un robottino spazzino incaricato di ripulire una Terra abbandonata dall’umanità e sommersa dai rifiuti. Il film si conclude con il ritorno degli uomini sul pianeta e con la nascita di una piantina tra migliaia di rifiuti.

Forse quel film rappresenta il futuro. Forse è un ammonimento a riflettere sul nostro attuale stile di vita e sul progresso che abbiamo costruito spesso a discapito di Madre Natura.

di G. Davì

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