UNA LEGGENDA DIVERSA
Alberto Sordi, grande attore e regista di origine romana, nacque nel 1920. Iniziò ad esibirsi di fronte al pubblico fin da piccolo, prima nel “Teatrino delle marionette”, poi come voce bianca nel coro della Cappella Sistina. A sedici anni incise il primo disco di fiabe per bambini e, con i soldi guadagnati, si trasferì a Milano, lasciando gli studi commerciali per iscriversi all’Accademia dei Filodrammatici. A causa del suo accento fortemente romano, poco adatto alla scena, gli fu consigliato di abbandonare il mondo della recitazione, ma, fermo nel suo proposito, decise di trasformare questo difetto nel suo marchio di fabbrica.
Dopo aver tentato di sfondare nel teatro leggero, senza riuscirci, Alberto Sordi tornò a Roma e andò a lavorare come comparsa a Cinecittà. Qualche anno dopo vinse un concorso come doppiatore e divenne la voce italiana di Ollio, il personaggio comico interpretato da Oliver Hardy.
Mentre lavorava come doppiatore, decise di tentare con l’avanspettacolo e, con il nome d’arte di Albert Odisor, si unì alla compagnia di Aldo Fabrizi. Ma il giovane Sordi era infaticabile e, continuando a dedicarsi al doppiaggio e al teatro, cominciò una nuova avventura che gli permise di raggiungere la notorietà: il programma radiofonico “Vi parla Alberto Sordi” dove creò personaggi che sono rimasti nella memoria degli Italiani, come Mario Pio, il confidente telefonico che, invece di dare buoni consigli agli ascoltatori che gli chiedono aiuto, cerca di sfruttare la situazione a suo vantaggio. Il personaggio nasceva dalla parodia di una rubrica radiofonica condotta da Pia Moretti che fu costretta a sospendere la sua trasmissione a causa dell’enorme successo di Mario Pio.
Nel 1950 fondò, con il suo amico Vittorio De Sica, una casa di produzione cinematografica che venne sciolta l’anno seguente. Subito dopo, però, uno dei più grandi registi italiani, Federico Fellini, lo scelse come protagonista de “Lo sceicco bianco” (1952) e ne “I vitelloni” (1953), film di grande successo che segnano l’inizio della splendida carriera di Alberto Sordi che, da quel momento in poi, interpreterà innumerevoli personaggi tragicomici, molti dei quali sono la rappresentazione dell’italiano medio conformista, un po’ cinico e vigliacco, ma nei suoi film si ritrova anche l’uomo amaro e deluso dal progresso che lo costringe ad omologarsi alla massa oppure l’eroe che si sacrifica ne “La grande guerra” o il soldato dalla ritrovata dignità di “Tutti a casa”.
L’Albertone Nazionale (così è stato soprannominato Sordi dal pubblico) ancora oggi è considerato un’icona del cinema italiano e non solo perché prese parte ad oltre 160 film, ma soprattutto perché è riuscito a dar vita a personaggi (come il Marchese del Grillo o il medico della mutua) rappresentati con maestria e precisione, che restano indimenticabili anche perché, come scrive Alessandra Ferluga in “Buon compleanno all’Albertone nazionale” (in bnews.unimib.it), “tra il riso e l’amarezza, Sordi ha rispecchiato i sentimenti ambivalenti di chi soccombe e di chi vuole imporsi alla barbarie. Ha raccontato e mostrato un mondo che in parte non esiste più, probabilmente, ma il carattere di complessità dell’umano che i suoi film ci riportano mostra anche i chiaroscuri di noi spettatori, tuttora, ancora”. Inoltre, continua la Ferluga, un fine critico come Pasolini ha riconosciuto, nei gesti e nelle parole con cui Sordi rappresentava i suoi personaggi, un altro elemento fondamentale: “la pietà, quella capacità di mettersi in relazione riflessiva con sé stessi e con l’altro, un atteggiamento che è, in fondo, l’esito di un conflitto morale”.
Tanti sono i riconoscimenti che Alberto Sordi ricevette sia in Italia sia all’estero: nel 1955 il presidente americano Truman lo invitò a Kansas City per conferirgli la carica di governatore onorario come premio per la propaganda favorevole fatta all’America, interpretando il personaggio di Nando Moriconi in “Un americano a Roma”, successivamente, nel 1958, il presidente della Repubblica Giovanni Gronchi gli concesse il prestigioso titolo di cavaliere della Repubblica Italiana. Per quanto riguarda i premi artistici, Sordi ottenne 4 Nastri d’argento (premio assegnato dal Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani), un Orso d’argento al Festival di Berlino del 1972, un Leone d’oro alla carriera nel 1995 e un David di Donatello alla carriera nel 1999. L’attore fu anche nominato ambasciatore della cultura italiana nel mondo ed ottenne la Laurea Honoris Causa in Scienze della Comunicazione.
La sua vita privata è sempre stata molto tranquilla e riservata, gli furono attribuite numerose storie d’amore, ma sembra che solo una sia stata davvero importante, comunque non si sposò mai (“non mi sposo perché non mi piace avere gente estranea in casa”, così rispondeva ironicamente a chi gli chiedeva perché non fosse convolato a nozze) e per questo fu soprannominato lo “Scapolo d’Oro”. Proverbiale era la sua avarizia che in realtà, dopo la morte dell’artista, si rivelò una grande falsità: fervente cattolico, Sordi diede prova della sua fede anche con generose donazioni anonime ad alcune opere religiose.
Alberto Sordi si ritirò dalla scena pubblica nel 2002 a causa di una grave polmonite che lo portò alla morte il 24 Febbraio 2003. La salma fu esposta in Campidoglio per due giorni e una gran folla vi si recò per rendergli omaggio; ben 250.000 persone parteciparono ai suoi funerali nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Oggi, a 20 anni dalla sua scomparsa, lo possiamo ricordare come uno dei più importanti attori e registi della scena italiana.
di Riccardo Di Salvo