Ucciso in un’imboscata Luca Attanasio, un eroe dei nostri giorni
Un mese fa, il 22 febbraio 2021, l’ambasciatore italiano Luca Attanasio, il carabiniere che gli faceva la scorta, Vittorio Iacovacci, e il loro autista Mustapha Milambo sono stati uccisi nella località Nyragongo, in Congo, da un gruppo di uomini armati di AK-47 che ha attaccato il loro convoglio.
Luca Attanasio era l’ambasciatore più giovane d’Italia, ma era anche un uomo generoso e prodigo nei confronti dei più deboli, che, insieme alla moglie, aveva fondato l’associazione umanitaria “Mama Sofia”, un’organizzazione no-profit che raccoglie donazioni per aiutare le madri e i bambini africani in difficoltà.
Attanasio è stato ucciso proprio per la sua generosità: si trovava in Congo per una missione organizzata dall’agenzia WFP (World Food Programme) dell’ONU e doveva distribuire cibo nelle varie scuole del paese, quando la vettura nella quale si trovava insieme a Iacovacci e Milambo è caduta nell’imboscata in cui sono morti tutti e tre.
Il Congo è stato a lungo governato da dittatori travestiti da presidenti democratici: prima Mobuto, poi Kabila. I loro governi hanno creato delle situazioni politiche talmente difficili che ancora oggi il Paese è dilaniato da lotte interne. Nonostante ora al potere ci sia Tshisekedi, che sta cercando di ripristinare la sicurezza interna, la stabilizzazione del Congo, specialmente dell’area orientale, rimane un obiettivo ancora lontano, anche a causa dei gravi problemi economici creati dalla politica del governo di Mobuto. Il dittatore per 32 anni ha derubato le risorse e le casse dello Stato, accumulando immense fortune personali e lasciando la nazione in uno stato di povertà inimmaginabile: le strade sono ancora oggi impercorribili, la sanità è “fai da te”, numerosi sono i focolai di guerriglia ed estremamente diffusi la violenza, il saccheggio delle immense ricchezze naturali (diamanti, oro, coltan, rame, cobalto, greggio, caffè, legnami pregiati), il fenomeno del land grabbing (accaparramento delle terre da parte delle multinazionali) e la corruzione che hanno messo in ginocchio la popolazione e il paese stesso.
Contro tutto ciò combatteva Luca Attanasio, con un impegno e una dedizione che andavano oltre il suo ruolo di diplomatico e che lo hanno portato all’estremo sacrificio di sé.
Secondo i missionari comboniani che risiedono in Congo e che collaboravano con Attanasio, l’omicidio dell’ambasciatore sarebbe stato organizzato dal colonnello Jean Claude Rusimbi, signore della guerra del vicino Ruanda e indagato per crimini contro l’umanità.
Sembra che l’ambasciatore volesse verificare la reale destinazione dei fondi e degli aiuti per le missioni umanitarie e indagare sulle uccisioni di massa avvenute nell’area al confine col Ruanda, in una zona ricchissima di giacimenti minerari gestiti da milizie armate ruandesi che ne consentono lo sfruttamento alle multinazionali in cambio di armi.
Si pensa che il mandante dell’omicidio possa essere Paul Kagame, presidente del Ruanda, che avrebbe ordinato a Rusimbi di uccidere l’ambasciatore per impedirgli di visitare le fosse comuni dove venivano seppellite le vittime innocenti di cui Attanasio avrebbe avuto notizia.
Nel mese di marzo si è verificato un altro fatto inquietante: il magistrato militare congolese Hassani, incaricato di indagare sulla morte dell’ambasciatore, è stato ucciso nella stessa strada in cui è avvenuto l’attacco del 22 febbraio. Questo fa comprendere che ci sono delle verità nascoste che non si vogliono divulgare.
Si spera però che, nonostante tutto, non rimanga impunita l’uccisione di tre uomini che hanno sacrificato la loro vita per aiutare gli altri e per difendere la giustizia.
Manfredi Miani