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Storie di vita medievale a Palermo

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Iacopo Amato era un bellissimo ragazzo di Palermo. Era alto, magro, con la chioma del colore delle castagne e gli occhi del colore del cielo limpido d’estate. Abitava in un quartiere vicino a Piazza Ponticello.

Stava sempre da solo perché apparteneva ad una delle famiglie più povere del quartiere e per questo i suoi coetanei lo isolavano.

Il padre era morto qualche anno prima e lui, essendo figlio unico, aveva  iniziato a lavorare per aiutare la povera madre.

Ogni mattina si svegliava all’alba e si recava al panificio in cui lavorava. Era una bottega piccola, trasandata e con luci molto fioche: non era un posto accogliente ma il pane che vendeva era il più gustoso della zona.

Iacopo arrivava in bottega, salutava educatamente e il capo gli consegnava dei soldi: il compito del ragazzo era andare al mercato a comprare gli ingredienti per fare il pane.

La sera tornava a casa molto stanco, salutava la madre abbracciandola caldamente, le consegnava gran parte dei soldi che guadagnava e andava a dormire.

Nonostante non guadagnasse molto, Iacopo, riuscì con il tempo a risparmiare qualche spicciolo e decise di andare a comprare un vestito nuovo alla madre.

Una domenica si svegliò presto e contento uscì di casa con il suo sacchettino di augustali.

Iacopo camminava sempre a piedi e prima di allora non era mai successo niente lungo il tragitto. Passava per una stradina di campagna tranquilla e isolata, era un panorama bellissimo e nonostante la strada fosse lunga a Iacopo piaceva passare di lì.

Arrivato circa a metà strada gli si avvicinò un gruppo di ragazzi che inizialmente lo prendevano in giro per l’aspetto un po’ trasandato e poi, senza alcuna ragione, lo picchiarono. Lo lasciarono disteso a terra completamente inerme e col viso ricoperto dal suo stesso sangue. Si svegliò dopo una ventina di minuti e per qualche secondo rimase disteso a terra fissando il cielo, cercando di elaborare quel che era appena accaduto.  Dopo si alzò dolorante e si controllò le tasche e, proprio in quel momento, sul suo viso regnò la più totale disperazione, i suoi occhi erano colmi di lacrime e il suo cuore batteva talmente forte che i rumori intorno a lui sembravano completamente svaniti: gli uccelli sembrava non cantassero più e  il rilassante rumore del fruscio del vento tra le foglie degli alberi non si sentiva più, tutto era sparito proprio come  il suo sacchettino di augustali.

Tornò a casa, guardò la madre e scoppiò in lacrime.

<< Figliolo che cosa ti è accaduto?>> chiese lei con la voce che Iacopo considerava la più bella del mondo e a quel punto il figlio le spiegò la situazione.

La settimana seguente, il ragazzo andò a lavorare come al solito ma era sempre distratto, colmo di rabbia e di rancore verso quei ragazzi che gli avevano rubato mesi di lavoro e sacrifici.

Mentre lavorava gli venne in mente di vendere l’unico gioiello che aveva in casa. Quindi tornò a casa e prese dal cassetto della madre la collana che la nonna le aveva lasciato. Una volta venduta si rese conto di ritrovarsi per le mani solo un terzo dei soldi che aveva perduto poiché la collana non aveva un gran valore. Preso dall’ira decise di trovare un posto tranquillo in cui stare per rasserenarsi.

Quindi si sedette all’ombra di un albero a pensare a come avrebbe potuto recuperare tutto il denaro o più, in breve tempo.

Fissava il cielo e l’orizzonte con uno sguardo perso. Vide passare uno stormo di uccelli talmente grande che per qualche frazione di secondo rese il cielo completamente nero. Sembrava quasi che quella nuvola di volatili fosse una massa di pensieri negativi e peccaminosi e forse per Iacopo fu davvero così.

Dopo circa un’oretta si sedette poco distante da lui una coppia e ascoltando i loro discorsi Iacopo  sentì che erano disperati perché non avevano i soldi per comprare da mangiare per i propri figli. Fu proprio in quel momento che Iacopo cadde nel peccato e si mise i panni da usuraio << tanto lo fanno tutti>> pensò, e si rivolse alla coppia: << scusate se mi intrometto, se mi permettete vorrei fare per voi un gesto di gentilezza, vi presterei i miei soldi e, quando ne avrete la possibilità, me li restituirete. Ovviamente vi chiederò qualche soldo in più per il gesto di cortesia che vi sto offrendo ma non temete, non sarà una somma esagerata>>.

I due ragazzi erano increduli e diffidenti nei confronti di questa proposta ma, data la  situazione economica non poterono far altro che accettare. A quel punto Iacopo chiese loro di confidargli il proprio indirizzo per assicurarsi di poterli trovare quando avrebbero dovuto restituire i soldi.

continua

Jasmine Trinidad – 3° E Professionale

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