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STORIA DELLA COMUNICAZIONE- DALLA PREISTORIA ALLA RIVOLUZIONE DELLA STAMPA

CULTURA-MUSICA-SPETTACOLO

La comunicazione è sicuramente un’esigenza della vita di ogni giorno perché ci permette di interagire con gli altri e di scambiare e condividere con loro informazioni, emozioni, pensieri.

Il termine “comunicare”, d’altronde, deriva dal latino communis agereche vuol dire letteralmente “mettere in comune ”.

Per parlare della storia della comunicazione dobbiamo fare un grande tuffo nel passato e arrivare a 100.000 anni fa quando gli uomini cominciarono a comunicare coi gesti e poi, a poco a poco, iniziarono a utilizzare la lingua parlata. In questo periodo, e per lungo tempo, la memoria fu l’unico mezzo per tramandare le informazioni di generazione in generazione. Tuttavia, l’evoluzione delle società e la complessità sempre maggiore delle informazioni, portò alla nascita di una comunicazione diversa da quella orale.

I reperti che sono arrivati fino a noi dal periodo preistorico (50.000 – 10.000 a. C.), come gli utensili di osso, le sculture e i dipinti rupestri, inizialmente erano considerati semplici artefatti legati a rituali magici. Si scoprì solo dopo, invece, che essi rappresentavano un tentativo, da parte degli uomini preistorici, di registrare informazioni sull’ambiente in cui vivevano. Sono considerati quindi una forma primordiale di media e una delle prime testimonianze di scrittura, una scrittura, però, che tende “a registrare e trasmettere non un linguaggio, ma un pensiero o una narrazione attraverso la realizzazione coordinata di figurazioni più o meno essenzializzate” (s.v. “Scrittura” in Enciclopedia Treccani, www.treccani.it)

Sistemi più complessi di scrittura sono apparsi intorno al 3.500 a. C. La loro nascita segna il passaggio dalla Preistoria alla Storia ed è una conseguenza dello sviluppo economico: i primi ideogrammi infatti vennero usati per mansioni principalmente contabili.

Dal momento della sua comparsa la scrittura è diventata un elemento fondamentale di tutte le civiltà del mondo. Un’eccezione è rappresentata dagli Incas che, al posto dei testi scritti,

Quipu
Quipu

utilizzavano il cosiddetto quipu(una serie di corde di diversa lunghezza, spessore e colore intrecciate tra loro) che era usato principalmente per conservare le informazioni sulla produzione agricola o sulle tasse.

Le prime forme di scrittura non erano fonetiche e quindi un segno rappresentava un’idea, un oggetto o un’azione, ma non aveva alcuna corrispondenza fonetica nella lingua parlata.

Solo dopo, principalmente in Egitto e in Mesopotamia, la scrittura sviluppò una dimensione acustica e così il geroglifico e il carattere cuneiforme cominciarono a indicare il suono emesso nel pronunciare il nome di un determinato oggetto.

Intorno al 1500 a. C. venne creato l’alfabeto fenicio composto da 22 caratteri che corrispondevano però solo a consonanti, la lettura dunque risultava piuttosto lenta. Soltanto quando i Fenici entrarono in contatto con i Greci le vocali vennero aggiunte all’alfabeto che divenne l’antenato di tutti i futuri sistemi di scrittura occidentali.

Lo sviluppo dell’alfabeto greco rappresentò la base per buona parte del pensiero e della cultura occidentali.

La nuova alfabetizzazione greca sfidò quella degli antichi imperi, che permetteva solo agli scribi di saper leggere e scrivere. In Grecia, infatti, la maggior parte dei cittadini liberi era capace di leggere e comprendere un testo giuridico e, di conseguenza, partecipava in modo attivo alle decisioni politiche.

Agli inizi del Medioevo l’alfabetizzazione era quasi del tutto affidata alla Chiesa: infatti gli unici centri di cultura importanti erano i monasteri dove i testi venivano scritti in latino su fogli di pergamena. Nel XIII secolo cominciarono ad apparire anche i primi documenti scritti in volgare, tuttavia la trasmissione delle informazioni rimase affidata ancora per lungo tempo alla tradizione orale.

Fu poi l’invenzione della stampa a rivoluzionare il mondo, segnando la fine del Medioevo e attivando lo sviluppo di tutte le altre tecnologie di massa.

Ts'ai Lun
Ts’ai Lun

Nell’Europa moderna la crescita di questo nuovo mezzo di comunicazione fu favorita dalla nascita del volgare, dall’introduzione dei numeri arabi al posto di quelli romani e dall’utilizzo della carta, inventata nel I secolo d. C. dal cinese Ts’ai Lun, che sostituì la pergamena, riducendo molto i costi di produzione.

Anche la stampa su tasselli di legno inciso, precorritrice di quella a caratteri mobili, è nata in Cina. Inizialmente era fatta su seta e bambù, con l’introduzione della carta divenne più economica e con i tasselli mobili più agile.

Con l’affermazione della stampa in Europa, si diffusero giornali e libri e nacquero dizionari, enciclopedie e testi grammaticali.

La riproduzione di libri attraverso mezzi meccanici, anziché con la scrittura a mano esercitata dagli amanuensi e dai copisti, permetteva a un gran numero di persone di comprare e leggere libri: ciò favorì l’alfabetizzazione della popolazione e la velocità di diffusione delle informazioni.

In conclusione, per comprendere al meglio quella che è stata l’innovazione della stampa, propongo una citazione di Galileo Galilei:

“Per parlare con quelli che son nell’Indie, parlare a quelli che non sono ancora nati né saranno se non di qua a mille e diecimila anni? Con i vari accozzamenti di venti caratteruzzi sopra una carta”

 

Simone Bellomare e Maria Vittoria Girgenti

 

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