Riposa in pace, Amen
Il giorno dei Defunti, ancora una volta nella mia vita, ho visitato la tomba di famiglia che si trova al cimitero dei Rotoli.
Mentre cammino verso la nostra cappella mi imbatto in una moltitudine di rappresentanze militari giovani, anziani e vecchi, la banda dei carabinieri che intona il silenzio. Come quando da ragazzina i miei genitori ci facevano fermare davanti a quel muro di marmo pieno di nomi per recitare una preghiera e ricordare il valore di quegli uomini morti in guerra, anche ieri mi sono fermata per pregare.
Ho ripreso a camminare per quel viale insolitamente pulito, le tombe piene di fiori, crisantemi e carlini di ogni colore rallegrano il cuore triste , il sole che risplende sul mare regala un panorama mozzafiato sereno e calmo, ideale per placare quel tormentato dolore che provi quando devi fare i conti con la morte improvvisa e inaspettata dei tuoi cari.
Percorrendo invece il tratto verso l’uscita secondaria ecco che mi trovo di fronte la brutalità umana rappresentata dalla moltitudine di bare accatastate sotto due tendoni bianchi esposte ora al sole cocente ora al vento e alla pioggia. Uno scenario disumano, brutale e bestiale.
Penso ai primi umani che si distinguono dagli animali proprio a causa del loro dare sepoltura ai morti: “non li lasciano abbandonati alle intemperie, preda degli animali, ma li collocano in luoghi appartati, ne ricompongono il cadavere dandogli una posizione significativa, li venerano, li onorano con doni, cose preziose e anche cibi” (n.d.r. Enzo Bianchi, Seppellire i morti, Vita Pastorale,-Luglio 2016).
È proprio dalla paleontologia che impariamo l’importanza di seppellire I morti.
Visitiamo le necropoli delle antiche civiltà, le catacombe che ci ricordano che seppellire i morti rappresenta una svolta nell’evoluzione del genere umano.
Ed allora mi chiedo dov’è l’umanità dinanzi a più di mille bare ( 1166 per la precisione) che giacciano accatastate in diverse zone del cimitero? Lasciare un cadavere insepolto è un oltraggio alla universale grandezza della vita, all’uomo senza più vita e a chi vorrebbe e dovrebbe piangerlo e ricordarlo.
Provo disgusto dinanzi a questo scenario e non posso fare a meno di pensare a chi ha consentito tutto questo, a chi ha rallentato i tempi di intervento, a chi ha ignorato la gravità del problema. Nel frattempo dagli altoparlanti giungono le dure parole dell’omelia dell’arcivescovo di Palermo monsignor Lorefice . Chiede. alle autorità presenti che “occorre individuare le responsabilità di questo scempio. Che venga allo scoperto l’origine di questa profanazione. Occorre agire tempestivamente sulle cause. Chiamarle per nome. Burocrazia, interessi occulti, e deresponsabilizzazione devono avere un nome. Non è più tempo di rimandare. Noi chiediamo di venerare i nostri morti. La coscienza e la corresponsabilità civile e cristiana della nostra città ci obbliga a indignarci e a protestare. Rivendichiamo uniti una degna sepoltura dei nostri cari defunti”.
Spero che le parole scuotano l’animo e l’impegno di tutte quelle autorità che hanno il privilegio di entrare con le auto in un luogo sacro e che allo stesso modo dovrebbero sentire l’obbligo di trovare adeguate soluzioni che diano l’attesa risposta alla pietà e al rispetto dei corpi dei defunti e ai loro cari.
Sul seguito di questa vicenda continuerò ad informare i lettori di questo giornale.
di prof.ssa Ida Mariolo
2 comments
Articolo toccante e commovente, che rivela una dura e vergognosa verità sulla nostra città. Grazie professoressa Mariolo.
Mi ha fatto commuovere. Grazie Prof.ssa Mariolo.❤️