Ricordiamoci degli “ultimi”!
Alcuni giorni fa, Papa Francesco è stato ospite di Fabio Fazio nella trasmissione televisiva “Che Tempo Che Fa” e, come sempre, ha spronato gli ascoltatori a impegnarsi per migliorare la società in cui viviamo e in cui purtroppo domina l’indifferenza per le persone: “Questo è un segnale della cultura dell’indifferenza.” ha detto il Pontefice “Le categorie al primo posto in questo momento sono le guerre. La gente è al secondo posto. Ci sono categorie che importano e altre sono in basso: i bambini, i migranti, i poveri, coloro che non hanno da mangiare. Con un anno senza fare armi, si potrebbe dare da mangiare ed educazione a tutto il mondo. Vediamo come si mobilitano le economie e cosa è più importante oggi, la guerra: la guerra ideologica, di poteri, la guerra commerciale e tante fabbriche di armi” (“Papa Francesco da Fabio Fazio: l’intervista a «Che tempo che fa»” di Gian Guido Vecchi, in www.corriere.it). È proprio vero! Il mondo di oggi non si prende cura delle persone, specialmente di quelle più fragili che non riescono a partecipare attivamente alla vita economica e sociale. Ciò è particolarmente evidente nelle megalopoli di tutti i continenti: per esempio, a Shangai, una delle megalopoli più grandi al mondo, accanto ai più moderni grattacieli vi sono estese baraccopoli. Talvolta, infatti, questi quartieri si trovano accanto alle zone urbane di pregio, ma più spesso sorgono vicino alle discariche di rifiuti la cui raccolta e riciclo costituiscono la principale attività lavorativa degli abitanti delle bidonville. Le baraccopoli non sono tutte uguali, in Brasile, per esempio, è garantito un livello minimo dei servizi che non si trova in Africa o in Asia, ma tutte, dalle favelas di Rio de Janeiro in Brasile e di Neza-Chalco-Itza in Messico agli slum di Orangi Town in Pakistan e di Kibera in Kenia, sono caratterizzate dal sovraffollamento, dagli edifici fatiscenti costruiti illegalmente e con materiali precari, come lamiere e cartone, e dalla scarsa presenza di servizi sanitari e di sistemi fognari. Nel mondo sono più di un miliardo le persone che vivono in questi insediamenti (e nel 2030 diventeranno 2 miliardi) e fra loro vi sono numerosi bambini che non vanno a scuola, giocano tra i rifiuti, sono malnutriti, e pertanto spesso anche malati, e, una volta cresciuti, saranno preda della criminalità.
Questa realtà purtroppo esiste anche in Italia: secondo l’ISTAT sono almeno 53 mila coloro che abitano nelle baraccopoli. Sono soprattutto stranieri emigrati in Italia per sfuggire a guerre o a disastri naturali.
Penso che venga spontaneo chiedersi perché, nonostante questo fenomeno colpisca milioni e milioni di persone, nessuno dei grandi Stati della Terra si sia impegnato concretamente per risolvere il problema. Solo alcune associazioni cercano di rendere migliore la vita all’interno delle baraccopoli, ma la maggior parte della popolazione non mostra alcuna solidarietà nei confronti degli abitanti delle bidonville, di questi “ultimi” della società che, al contrario, sono guardati con fastidio e disprezzo. Forse bisognerebbe ricordare più spesso le parole pronunciate da Papa Francesco durante l’intervista televisiva: “Guardare dall’alto in basso è lecito solo in un caso: quando si sta aiutando qualcuno a rialzarsi”.
Riccardo Palazzo