articolo su Peppino Impastato

Peppino Impastato: geniale attivista, giornalista, poeta siciliano

ALMANACCO, PERSONE E PERSONAGGI

Peppino nasce il 5 gennaio 1948 a Cinisi, in provincia di Palermo. La sua famiglia era ben inserita nell’attività mafiosa presente allora nel capoluogo siciliano. Ancora giovanissimo Peppino rompe col padre, che lo caccia di casa e inizia una cospicua attività di studio e azioni politiche. Divenuto giornalista, infatti, si schiera dalla parte degli oppressi, organizzando proteste e manifestazioni, fonda il circolo “musica e cultura “per dare voce ai giovani di Cinisi. Nel 1977 fonda anche un’emittente radiofonica “Radio Aut” che conduce denunciando i traffici loschi di cosa nostra e prendendo in giro i malavitosi. Il 9 maggio 1978 Peppino viene ritrovato morto nei pressi di un binario ferroviario. Il corpo, quasi irriconoscibile, trasfigurato prima dai sassi e poi dilaniato da una carica di esplosivo. Il 9 maggio 1978 è anche il giorno in cui fu ritrovato il cadavere di Aldo Moro, in via Caetani a Roma. Il ritrovamento di Moro, ucciso dalle brigate rosse dopo 55 giorni di prigionia, oscurò completamente la notizia dell’omicidio di Peppino. Il suo cadavere fu fatto saltare col tritolo sui binari Palermo/Trapani, così da far sembrare che si trattasse di un suicidio. I mezzi di informazione, le forze dell’ordine e la magistratura parlarono di un’azione terroristica in cui l’attentatore (Peppino) era rimasto ucciso. Solo la determinazione della madre di Peppino, Felicia, e del fratello fece emergere la matrice mafiosa, riconosciuta solo nel maggio del 1984, anche dall’ufficio istruzione del tribunale di Palermo. Nel 1992 i giudici decisero l’archiviazione del caso, escludendo la possibilità di individuare i colpevoli. Nel 1994 una petizione popolare presentò la richiesta di apertura del caso. Nel 1997 fu emesso un ordine di arresto per Gaetano Badalamenti che fu condannato all’ergastolo per essere il mandante dell’omicidio di Peppino. Felicia, il giorno in cui i rappresentanti della commissione parlamentare antimafia le hanno consegnato la relazione in cui si dichiarava apertamente che carabinieri e magistrati avevano depistato le indagini, esclamò con soddisfazione: “avete resuscitato mio figlio!”. Per chi vuole vedere i luoghi dove Peppino è nato e cresciuto, oggi la sua casa, diventata museo, è aperta a tutti è una “casa memoria”, un luogo di memoria e divulgazione di verità e cultura, la testimonianza concreta di un’esperienza di lotta coraggiosa, di un’intera vita spesa con determinazione.

Peppino vive! Vive! Dentro il cuore di chi lo ricorda, di chi lo ha conosciuto, di chi ne ha sentito la storia. Come il soffio mite e primaverile dello zefiro, con dolcezza ti penetra nelle profondità dell’anima, lasciando un’ impronta nuova  dentro, un input che ti spinge   a ricercare in tutte le cose la verità e la giustizia, quella vera calata nella realtà quotidiana, fatta di mani che vogliono  costruire un futuro dignitoso al quale tutti, nessuno escluso, dobbiamo attivamente partecipare. Peppino ci parla di democrazia, quella sancita negli articoli della nostra costituzione, che sono quasi del tutto sconosciuti alla maggioranza degli italiani. Principi di libertà, di eguaglianza, di pluralismo, e quello altrettanto necessario e indispensabile, che è quello del lavoro.  Gli antichi dicevano che il lavoro nobilita l’uomo, io aggiungerei che il lavoro contribuisce a renderci uomini migliori. Soprattutto nel sud del mondo il lavoro è talmente precario, quasi una chimera, da averlo trasformato in uccelli migratori. Emigriamo alla ricerca di nuovi nidi e orizzonti, alla ricerca di migliori e dignitose opportunità di vita. E poi la mafia, Peppino ci dice che è “una montagna di  merda”. Ciascuno di noi sia da inerte spettatore che da vittima o carnefice assiste ogni giorno ad un quotidiano intriso di illegalità, violenza e immoralità. Con la coscienza sopita ci raccontiamo che questa parola “mafia” non esiste, che è un’invenzione, ma è una”cosa nostra”, ci riguarda, perché riflette il nostro vissuto e la nostra storia. Ognuno di noi è chiamato a scegliere di rinunciare a rendersi partecipi di questa realtà fatta di droga, prostituzione, gioco d’azzardo, traffico di clandestini, intimidazioni, soprusi, pizzo, omertà. Difficile? Sì, ma non impossibile! Peppino lo ha fatto! Lo fa ogni giorno! Perché lui è vivo. Non sono riusciti a “tapparici a vucca”. Ascoltiamo la sua voce ci ha indicato la Strada: quella dell’uomo che cammina a testa alta, con le mani pulite e il cuore leggero e spensierato. Basta essere mezz’uomini, ominicchi, quaquaraquà! Che cos’è un guerriero della luce? È colui che è capace di comprendere il miracolo della vita, di lottare fino alla fine per qualcosa in cui crede, così ci insegna Paulo Coelho. Peppino Impastato è un guerriero della luce! Crediamo nella democrazia perché è attuabile! Crediamo nella giustizia perché è parte d noi! Crediamo in un mondo senza mafia, per assicurare un futuro migliore alle prossime generazioni.

Dedico questo articolo a tutte le professoresse del giornale scolastico ‘U SCRUSCIU , perché danno spazio a noi ragazzi di esprimerci “liberamente”, mettendo nero su bianco pezzi della nostra anima. In particolare alla professoressa Claudia Occhipinti, che crede in noi giovani e nei nostri sogni ed è proprio allora che il sogno ha inizio: quando qualcuno crede in te .

di Gregorio Davì

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