Musei virtuali e inclusione sociale
Con l’arrivo dei computer in grado di riprodurre contenuti sempre più complessi, grazie anche ad internet, è nata la possibilità di presentare digitalmente delle raccolte di Beni culturali, i cosiddetti “musei virtuali”. Ma i musei virtuali, che esistono dall’avvento di internet negli anni ’90, non sono soltanto una visita virtuale di un museo esistente. Nella loro definizione includono anche raccolte di tracce audio, video, immagini, modelli tridimensionali di tipo artistico/culturale. Grazie al web le persone hanno avuto un tipo di visualizzazione immediata dei beni che venivano mostrati e pubblicizzati. Parallelamente alla costruzione da parte dei musei “tradizionali” si sono andati a sviluppare musei che nella realtà non esistono, quindi esistenti solo sul web, che contengono sia opere che vengono esposte in più luoghi, sia opere del tutto originali. Alcuni esempi di musei virtuali italiani sono: “Museo Novecento” di Firenze (http://www.museonovecento.it/) ; il Memors (http://porrajmos.it/), “museo virtuale del Porrajmos in Italia”, che raccoglie materiali sulle minoranze sinti e rom durante il fascismo.
Analizzando il fenomeno è interessante osservarne anche l’impatto sociale. I musei hanno svolto e continuano a svolgere un ruolo nella costruzione delle identità sociali. I musei virtuali potrebbero essere gestiti e curati da piccoli gruppi, rappresentativi delle proprie culture, arrivando a più persone dato che sono caricati sul web. Rispetto ai musei “tradizionali” , i musei virtuali possono avere un reale impatto in termini di promozione dell’inclusione sociale a fronte di minori costi. Inclusione sociale che può avvenire perché i musei virtuali promuovono la diversità e la sostenibilità lavorando eticamente e professionalmente, offrendo esperienze educative e di condivisione di conoscenze oltre che essere accessibili a tutti, quindi anche a chi non potrebbe andare nei musei dal vivo a causa di una disabilità o una malattia o perché nel proprio paese viene attuata una censura e quindi non esistono reali musei o anche, banalmente, per chi vorrebbe andare in un museo ma si trova troppo distante. Quindi il museo virtuale non vuole sostituire l’esperienza del museo tradizionale ma vuole essere un’esperienza che vuole completare quella esistente, attuando un’inclusione maggiore rispetto ai musei dal vivo.
di Simone Luparelli Albion