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L’UMANITA’ NON DEVE DIMENTICARE

ALMANACCO

Sono stati tanti gli avvenimenti che hanno sconvolto l’umanità nel corso della storia: le epidemie di peste, le rivoluzioni, le guerre, le dittature e tanto altro. Tra i numerosi episodi ai quali l’umanità ha dovuto far fronte non possiamo e non dobbiamo dimenticare ciò che successe durante la Seconda Guerra Mondiale: lo sterminio del popolo ebreo, la Shoah.

Data la vasta portata di questo avvenimento, il 1° Novembre 2005 l’ONU ha istituito una Giornata Internazionale in Memoria delle Vittime dell’Olocausto (termine usato per indicare la shoah) che si celebra ogni anno il 27 Gennaio per far ricordare gli errori che sono stati commessi in passato in modo tale che non debbano mai più ripetersi.

Ma perché è stata scelta proprio la data di oggi?

Il 27 Gennaio 1945, quando si era ormai quasi al termine della Seconda Guerra Mondiale, fu il giorno in cui i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz furono abbattuti da un gruppo di soldati dell’Armata Rossa che liberò i prigionieri.

Allora fu chiaro che la “soluzione finale” di Hitler, cioè l’operazione di sterminio condotta dai nazisti per creare un mondo più “puro” e “pulito”, perché libero da tutto ciò che non fosse ariano, aveva causato la morte di milioni di persone, individui definiti inferiori perché ebrei, omosessuali, di etnia rom o sinti oppure affetti da disabilità: un orrore che durò per circa sei anni durante i quali l’esercito tedesco “rastrellava” intere comunità in tutta l’Europa, portando le persone in campi di concentramento o di sterminio, i lager.

Uomini e donne, adulti e bambini venivano fatti salire a forza su treni merci, dove le condizioni igieniche erano pessime, e trasportati nei lager dove, se non venivano uccisi al momento dell’arrivo, venivano costretti ai lavori forzati, o addirittura utilizzati come cavie in esperimenti medici, fino a quando, stremati e senza più forze anche per la carenza di cibo, venivano portati nelle camere a gas e uccisi.

Tutto questo avveniva a causa dell’ideologia razzista, e specificatamente antisemita, che era alla base del pensiero di Hitler, come si legge nel suo libro “Mein Kampf”, e che divenne il fondamento del progetto politico nazista.

Anche se questi eventi risalgono a più di ottant’anni fa, occorre parlarne ancora per non dimenticare gli orrori del passato e per sensibilizzare soprattutto noi giovani perché possiamo affrontare con maggiore consapevolezza il presente nel quale, talora in maniera subdola e nascosta, talora apertamente, ricompaiono forme di razzismo: la violenza dei poliziotti statunitensi nei confronti dei neri, gli attentati di Christchurch contro persone di religione musulmana, gli innumerevoli atti di bullismo e di emarginazione che colpiscono i “diversi”.

Siamo diversi, è vero, ma tutti apparteniamo alla stessa razza umana, nessuno è migliore o peggiore di un altro. La tolleranza e l’inclusione dovrebbero essere le parole d’ordine di noi ragazzi per potere sperare in un futuro migliore rispetto al nostro drammatico passato.

di Riccardo Di Salvo

 

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