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L’INVISIBILE CHE CONTINUA A SCONVOLGERE L’UMANITA’

ATTUALITA', COVID-19

Oggi ognuno di noi ha piena consapevolezza di cosa significhi affrontare un fenomeno come la pandemia.

Andando indietro nel corso della storia dell’uomo, si rileva come siano stati purtroppo numerosi i periodi colpiti da epidemie di varia natura. Questi eventi sono capaci di piegare intere popolazioni senza far distinzioni di alcun tipo, lasciando le loro tracce per molto tempo.

Come scritto in precedenza, sono stati molti i casi in cui il fenomeno della pandemia si è manifestato, ma possiamo ricordarne alcuni tra i più catastrofici.

Peste Antonina (165 – 180 d.C.)

Fu una pandemia di vaiolo o di morbillo o, meno probabilmente, di tifo, che si diffuse molto rapidamente, propagandosi all’interno dei confini dell’impero romano con il rientro in patria delle legioni dopo l’assedio di Seleucia. Secondo alcuni studiosi, la malattia provocò la morte di circa 5.000.000 di persone (“La peste antonina (165-180 d.C.)”, in mediterraneoantico.it).

Galeno, il famoso medico greco, descrisse i sintomi del morbo: aumento della temperatura corporea, infiammazione della faringe, crescita di pustole sull’epidermide.

La peste antonina, propagandosi in tutte le province dell’Impero e nella stessa Roma, ebbe terribili conseguenze economiche e sociali, dando inizio, secondo alcuni storici, al tramonto dell’Impero romano.

La peste Giustinianea (541 – 542, con ondate fino al 750 d.C.)

Durante il regno di Giustiniano, in uno dei momenti di maggior splendore dell’Impero bizantino, la peste, comparsa probabilmente in Etiopia, si diffuse, attraverso il porto di Pelusio, posto alla foce del Nilo, in tutto l’Impero, contagiando persino l’imperatore Giustiniano. Le conseguenze dell’epidemia furono veramente disastrose: quattro milioni di vittime, grave crisi economica (in certi momenti il numero dei morti era maggiore di quello dei vivi), notevole indebolimento dell’impero bizantino.

La peste nera (1346-1353)

Probabilmente ebbe origine da un focolaio permanente presente ai piedi dell’Himalaya, dove il bacillo della peste trovò condizioni biologiche e climatiche perfette per stabilirsi all’interno dei roditori che abitavano le regioni da cui passavano le carovane della Via della Seta. Le carovane poi “esportarono” la malattia in Cina dove, a partire dal 1331, la diffusione della peste causò la morte di circa trenta milioni di persone.

Attraverso l’esercito mongolo il morbo arrivò in Crimea e, dalla città di Caffa, fu portato in Italia per diffondersi infine in tutta l’Europa, mietendo migliaia di vittime.

Responsabili della peste erano le pulci che, dopo essersi infettate succhiando il sangue dei topi malati, contagiavano l’uomo.

La velocità del contagio fu conseguenza della sporcizia in cui viveva la gente che considerava le pulci un male ineliminabile.

In quegli anni la medicina non aveva le possibilità per combattere la malattia: le uniche cure consistevano nel rifugiarsi in campagna o nel chiudersi dentro casa per non respirare l’aria infetta attraverso cui, secondo le credenze dell’epoca, si diffondeva la peste.

La Chiesa cominciò ad ipotizzare che la malattia fosse una punizione divina e, per far fronte al problema, organizzava continue processioni che, favorendo il contatto tra le persone, peggiorarono la situazione.

La conseguenza principale dell’epidemia fu una grave crisi demografica (circa un terzo degli abitanti europei perse la vita), economica e sociale.

Dall’analisi delle tre epidemie risulta chiaro un elemento che le accomuna: l’invisibilità dell’agente patogeno che rende difficile ai medici la scoperta di una cura.

A differenza di una guerra, dove è possibile combattere direttamente il proprio nemico, nel caso di un virus o di un batterio si devono attuare strategie diverse per contenere ed eliminare il problema: ci si deve affidare alla ricerca scientifica che, almeno nelle prime fasi dell’insorgenza di una nuova malattia, deve procedere per tentativi e può sbagliare, ma che grazie alla serietà del metodo scientifico riuscirà prima o poi a trovare una soluzione.

Quando scoppia una pandemia, però, non basta l’impegno dei medici, perché purtroppo, come dimostra lo studio degli effetti delle tre epidemie di peste analizzate, le conseguenze del rapido diffondersi di una malattia fra ampi strati della popolazione colpiscono anche la politica, la società e l’economia.

Un evento del genere può far nascere scontri all’interno dei governi i cui ministri possono essere in disaccordo sulle strategie da adottare per limitare i danni derivanti dalla pandemia.

Inoltre le comunità, messe a dura prova dalla presenza continua della morte, dalle difficoltà economiche che sempre accompagnano le crisi sanitarie, dall’impossibilità di mantenere il proprio stile di vita, presentano spesso gravi ripercussioni in campo psicologico.

Ne abbiamo avuto un esempio dopo la terribile pandemia di Covid-19 scoppiata nel marzo del 2020: le costrizioni imposte per limitare il diffondersi del contagio, “l’isolamento sociale, la reclusione in casa  e il peso dell’incertezza generale”, a cui talvolta si sono unite le difficoltà economiche dovute alla chiusura prolungata di numerose attività durante il lockdown, hanno colpito duramente l’equilibrio mentale di molte persone: come hanno testimoniato numerosi psicologi, sono aumentate le paure irrazionali, i sintomi depressivi, i disturbi ossessivo-compulsivi, la perdita di fiducia nelle fonti ufficiali di informazione.(E.STOPANI, Conseguenze psicologiche del Coronavirus, in ipsico.it)

Ma soprattutto gli adolescenti e i bambini che, a causa del lockdown, non hanno potuto frequentare la scuola in presenza e si sono dovuti accontentare del surrogato della Didattica a Distanza (DAD), rimanendo lontani dai loro contesti relazionali e amicali, hanno manifestato diversi disturbi psichici come ansia, bulimia o anoressia, attacchi di panico. Fortunatamente oggi quasi tutte le scuole sono dotate di uno sportello di ascolto psicologico a cui si possono rivolgere i ragazzi in difficoltà.

In conclusione, possiamo affermare che le epidemie sono state un grande problema per l’umanità fin dai tempi antichi. In particolare, la pandemia che ha sconvolto il mondo negli ultimi due anni, togliendoci tutte quelle abitudini che erano per noi scontate, dovrebbe farci apprezzare ciò che abbiamo e dovrebbe farci comprendere che solo affidandoci alla medicina e alla ricerca scientifica, che negli ultimi anni hanno compiuto enormi progressi, potremo affrontare tutte le emergenze sanitarie che potrebbero insorgere negli anni a venire.

di Riccardo Di Salvo

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