L’INCUBO RITORNA
Un argomento di cui abbiamo sentito parlare molto negli ultimi mesi è la questione dell’Afghanistan: il ritorno del regime talebano.
Ma prima di approfondire l’argomento torniamo indietro nel passato, quando i talebani, in seguito ad una sanguinosa guerra civile, governarono gran parte dell’Afghanistan fino al 2001 e si imposero con la forza armata, con l’alibi di riportare ordine nel paese già devastato politicamente e socialmente.
Dal 1998- 99 nacquero numerosi gruppi di ispirazione talebana che vietarono la visione di film e televisione e obbligarono i cittadini a cambiare totalmente lo stile e il modo di vivere, colpendo soprattutto le donne a cui fu imposto: l’obbligo di indossare il burqa, di non truccarsi o indossare gioielli, di non parlare con gli uomini e di non lavorare o, ancora peggio, di andare a scuola.
Nel 2001 dopo l’attacco alle torri gemelle, gli Stati Uniti bombardarono l’Afghanistan con l’obiettivo di far cadere il regime talebano, considerato responsabile dell’attacco. Da allora le truppe americane si sono insediate in Afghanistan per sorvegliare il territorio ed impedire alle organizzazioni terroristiche di pianificare nuovi attacchi.
Tutto questo sembrava un triste passato ma, sfortunatamente, l’incubo talebano è tornato, dopo che il presidente degli Stati Uniti ha deciso il ritiro delle truppe statunitensi restituendo ai talebani il paese.
Oggi, dopo vent’anni l’Afghanistan è di nuovo sotto il controllo del regime talebano e le principali vittime di questo ritorno indietro nel tempo sono le donne: tutti i diritti conquistati in questi ultimi anni sono stati nuovamente tolti. Chi cerca di difendere la propria libertà viene ucciso. Per questo motivo, le persone sono costrette a scappare cercando rifugio negli altri paesi.
Tramite i social abbiamo potuto vedere scenari quasi inimmaginabili di persone che, pur di scappare, si aggrappavano sugli aerei, solo per continuare a vivere una vita normale.
Poco tempo fa ho letto “Mille splendidi soli” di Khaled Hosseini, uno scrittore afghano, in cui si narra della vita di due ragazze che si troveranno unite nella stessa spiacevole situazione. Nel libro viene raccontato il modo in cui le due donne e molte altre vivono ogni giorno la loro vita nel periodo della guerra civile, una testimonianza letteraria della difficile e molto complessa situazione politica e sociale in cui da decenni si trova il popolo afghano.
Un libro molto crudo ma che apre gli occhi a una realtà inimmaginabile che, fortunatamente, nel nostro paese non viviamo.
Consiglio a tutti la lettura.
Natalia Rita Di Maggio