LESSONS OF A DREAM, un film per riflettere
Cosa si deve imparare a scuola? Qual è la lezione più importante che un educatore possa impartire alle giovani menti che gli sono affidate?
A queste domande sempre attuali offre una splendida risposta Lessons of a dream, un film del regista Sebastian Grobler.
Il film, ambientato alla fine dell’Ottocento, inizia con l’arrivo di un nuovo professore di inglese in una scuola tedesca, dove si sperimenta l’accesso all’istruzione per i figli degli operai, attraverso l’ammissione di un solo ragazzo, immediatamente preso di mira dai compagni. Del resto, l’ iniziativa è avversata anche dai genitori degli studenti, conservatori retrogradi che non condividono le idee e le innovazioni di impronta socialista, e che addirittura sostengono i figli negli attacchi al ragazzo povero. In tale contesto, l’operato del nuovo insegnante suscita presto critiche e malcontento, perché questi genitori credono che gli insegnanti debbano educare i ragazzi modellandone le menti, in modo che le loro scelte future rispecchino le aspettative e la mentalità delle famiglie; il professore invece insegna agli studenti che non possono essere gli adulti a decidere per loro, ma che essi stessi debbono scegliere il loro futuro. Altrettanto “rivoluzionaria” è la strategia didattica: per insegnare in modo più efficace la sua disciplina, l’insegnante porta i ragazzi in palestra, iniziando a spiegare in inglese le regole del calcio e spingendo i giovani ad attuarle. Oltre all’inglese, dunque, i ragazzi apprendono anche i valori del calcio, come il fairplay, ovvero il rispetto degli altri, che siano gli avversari o i compagni stessi. I genitori inizialmente vedono il nuovo sport come un nemico, ma, grazie al lavoro di squadra dei ragazzi, esso verrà presto accettato da tutti e questo comporterà anche il superamento di pregiudizi e ingiuste distinzioni sociali.
Come si vede, il film, ispirato alla storia vera di Konrad Koch, che fece conoscere ai tedeschi il gioco del calcio, apre alla riflessione su tanti aspetti. Anzitutto, mette in evidenza come nessuno debba mai modellare la mente dei giovani, perché devono essere loro a dare voce alle proprie idee e ai propri ideali. Gli adulti possono semplicemente dare dei consigli, delle “dritte”, che non debbono mai divenire delle scelte obbligate. E nessuno deve vietare di ribellarsi a delle idee, quando si ritengono arretrate o non giuste. Questa ribellione deve avvenire sempre molto civilmente e con rispetto, ed è qui che entrano in gioco le regole del calcio, che, come si può vedere nel film, non devono servire solo sul campo, ma anche nella vita.
Nello sport ci sono delle regole e dei valori che spesso sottovalutiamo, ma in realtà sono molto importanti e si dovrebbero attuare anche fuori dal campo di gioco, nella vita, soprattutto il rispetto. Ci sono ambiti in cui forse non possiamo stabilire cosa sia giusto o sbagliato in assoluto , ma il rispetto è un valore universale che ogni essere umano dovrebbe sempre mantenere: il rispetto delle idee altrui, il rispetto nell’esporre la propria opinione o anche nell’avanzare delle critiche. Criticare con rispetto è lecito, non lo è il giudizio offensivo e distruttivo, che taglia i ponti della convivenza con gli altri.
Martina Sessa