L’analfabetismo funzionale in Italia
Gli analfabeti funzionali sono coloro che, pur sapendo leggere e scrivere, non sono capaci di capire a fondo il significato di un brano letto e non sono in grado di utilizzare la scrittura al fine di farsi comprendere da eventuali lettori. In Italia, secondo lo Human development report 2009, il 47% degli individui è analfabeta funzionale e, in base ai dati Ocse relativi al 2015, uno su sei è un giovane. Il livello di analfabetismo funzionale (o analfabetismo di ritorno) in Italia è dunque molto alto: in Europa siamo superati solo dalla Turchia (indagine Piaac – Ocse 2019) e, su scala mondiale, nella classifica dei 33 paesi analizzati dall’Ocse, occupiamo il quartultimo posto.
Questo è un serio problema nella vita quotidiana: l’analfabeta funzionale infatti non comprende gli articoli di giornale o i regolamenti, non è in grado di leggere le bollette, non sa calcolare gli sconti effettuati nei negozi e non sa tenere la semplice contabilità casalinga, infine ha difficoltà nell’utilizzo degli strumenti informatici, insomma non è in grado di svolgere alcune semplici attività della vita di tutti i giorni.
Come si può combattere questo allarmante problema? In questa battaglia hanno un ruolo fondamentale la famiglia e la scuola che possono trovare un valido alleato nella lettura. L’esercizio continuo della lettura è infatti utilissimo per arginare il triste fenomeno dell’analfabetismo di ritorno.
La famiglia dovrebbe educare i figli alla lettura, dedicando più tempo all’esercizio di questa attività.
Per quanto riguarda la scuola, gli studenti mostrano notevoli difficoltà nella comprensione dei testi, difficoltà che non permettono loro di acquisire le competenze necessarie per affrontare la vita lavorativa o per superare alcuni problemi della quotidianità. Per aiutare i ragazzi, i professori dovrebbero trovare una giusta combinazione tra le metodologie di insegnamento tradizionali e quelle più innovative: ad esempio, dovrebbero continuare a proporre, come compiti, i “vecchi” riassunti e le “vecchie” sintesi, che insegnano ai ragazzi a selezionare le informazioni, a comprenderle e ad elaborarle in un testo nuovo, e contemporaneamente dovrebbero utilizzare i nuovi strumenti digitali che costituiscono un valido supporto per costruire lezioni interattive che possono stimolare in modo nuovo i ragazzi. Questo permetterà non solo di arginare il problema dell’analfabetismo funzionale, ma anche di creare una didattica più interattiva, relazionale e sociale.
Margherita Violante