La lunga storia dell’igiene
La storia dell’igiene non segue un percorso lineare, ma alterna periodi di grande considerazione ad altri di forte abbandono, segnati da miriadi di epidemie, giacché batteri e virus hanno sempre costituito una grave minaccia per l’umanità.
Oggi generalmente allo sporco è associato un riflesso negativo, sia in quanto non giova di certo alla salute dell’individuo, sia per motivazioni estetiche e inerenti al decoro.
Ai tempi dei Romani e dei Greci pulizia e decenza sembravano essere principi cardine, come confermato dalle pitture e dagli scavi archeologici. I Romani utilizzavano oli profumati per lavare le mani e il corpo e usavano uno strumento, detto strigile, per raschiare lo sporco dalla propria pelle. Del resto, Greci e Romani avevano già capito quanto fosse importante la creazione di reti idriche e fognarie per una vita associata sicura e decorosa.
Ma le vie della storia, si sa, sono tortuose; ed ecco che il Medioevo inaugura, nei confronti dell’igiene pubblica e privata, una lunga fase di scarso interesse, e persino di sospetto e diffidenza: le abluzioni con l’acqua venivano scoraggiate, perché si diceva che l’acqua calda, a contatto con la pelle, ne dilatava i pori, favorendo il passaggio dell’aria infetta e provocando quindi malattie. Dal punto di vista urbanistico, non esisteva nessun tipo di filtraggio dei corsi d’acqua, quindi essi potevano effettivamente divenire veicolo di pericolose malattie.
Ancora nelle corti del Seicento e Settecento permanevano abitudini tutt’altro che igieniche: i capelli venivano lavati raramente e si utilizzavano pompose parrucche, spesso realizzate con i capelli delle persone defunte. Queste pratiche favorivano il proliferare di parassiti e fastidi della pelle. Eppure, il XVIII secolo segna un primo passo importante verso la consapevolezza dell’importanza dell’igiene, perché Lazzaro Spallanzani, uno dei primi ad utilizzare il termine “germe”, con i suoi esperimenti dimostrò l’infondatezza della “generazione spontanea” dei germi patogeni: questo apriva la strada all’epidemiologia e dimostrava che l’igiene poteva sbarrare la strada a molte malattie.
Da questo momento le pratiche igieniche nella vita quotidiana registrarono un graduale miglioramento, accogliendo quanto era stato dimostrato dalla scienza, ad esempio l’utilità della bollitura. Certo, quelle pratiche erano molto più complesse di quanto non siano per noi oggi: il lavaggio dei panni, ad esempio, comportava un grande impegno, a partire dalla preparazione del detergente. L’antenata dei nostri pratici detersivi, infatti, era la lisciva, prodotta trattando con acqua bollente la cenere di legna o di carbone di legna. I panni erano immersi nell’acqua bollente e rimanevano in ammollo per tutta la notte, poi venivano sfregati con spazzole di saggina e infine risciacquati.
Oggi si rivalutano i detergenti di origine naturale come alternativa eco ai detersivi industriali, che negli ultimi decenni ci hanno assicurato una facile igiene, ma hanno contribuito a inquinare i fiumi e il mare: a noi spetta la grande responsabilità di trovare il modo di conciliare le nostre esigenze, ormai irrinunciabili, con il rispetto del nostro pianeta.
Salvatore Carollo