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LA GIORNATA DEI GIUSTI

ALMANACCO, CULTURA-MUSICA-SPETTACOLO

Oggi, 6 marzo, si celebra la Giornata mondiale dei Giusti dell’umanità per ricordare coloro che si sono battuti per proteggere le vite degli Ebrei durante la tragedia dell’Olocausto.

La Giornata è stata istituita il 10 maggio 2012 dal Parlamento Europeo ed è stata scelta questa data proprio perché il 6 marzo 2007 è morto Moshe Bejski, superstite dell’Olocausto che, grazie al suo coraggio, ha salvato molte vite e si è poi adoperato, fino alla sua morte, per un mondo più giusto.

In occasione di questa giornata, nelle ore dedicate allo studio della Storia, abbiamo realizzato un’infografica in cui abbiamo rapidamente illustrato le vicende di alcuni dei Giusti italiani.

Anche se sappiamo che la storia di ogni singolo Giusto meriterebbe di essere conosciuta, ci siamo potuti limitare a ricordare quelle che ci hanno maggiormente colpito.

All’interno dell’infografica troverete quindi le storie di 4 Giusti in particolare, ma ci è sembrato interessante, in quest’articolo, parlare anche di alcuni degli altri che sono stati da noi solo citati per via dello spazio ristretto.

FERDINANDO  NATONI

Ferdinando Natoni, (1902-2000), iscritto al Partito Nazionale Fascista, rivestiva la carica di capofabbricato di uno stabile nel quale risiedeva anche la famiglia ebrea Limentani.

Il 16 ottobre 1943 le SS che occupavano Roma effettuarono il rastrellamento del ghetto: 1 023 persone appartenenti alla comunità ebraica romana furono deportate nei campi di sterminio. Ne tornarono solo sedici.

Nel corso delle operazioni di rastrellamento le truppe tedesche giunsero all’abitazione dei Limentani. Mentre i militari intimavano al portiere di rivelare loro dove fosse la famiglia ebrea, i genitori uscirono come se nulla fosse, mentre le tre figlie, le gemelle diciottenni Mirella e Marina e Giuliana, cercarono riparo presso l’abitazione di un condomino di qualche piano sottostante. Ma nell’appartamento c’erano già troppi Ebrei nascosti: solo Giuliana riuscì a entrare. Mirella e Marina rimasero sul pianerottolo, mentre le SS salivano le scale. A quel punto Natoni aprì la porta della propria casa, afferrò le due gemelle e le spinse dentro. Quando le SS entrarono nell’abitazione, Natoni sostenne che anche le sorelle Limentani erano sue figlie. Tuttavia i tedeschi non gli credettero, perché era troppo giovane per avere figlie così grandi e, resisi conto che stava aiutando altri Ebrei, lo arrestarono. Venne rilasciato soltanto perché ricopriva un alto grado nella milizia fascista. Nel frattempo i coniugi Limentani, che erano fortunosamente sfuggiti al rastrellamento, si ricongiunsero alle figlie e riuscirono a scappare.

Dopo la fine della guerra, ogni 16 ottobre i Limentani portavano un pacco colmo di doni alla famiglia Natoni in segno di gratitudine e negli anni Novanta Emanuele Pacifici, apprese le ragioni di quella consuetudine, invitò la zia Mirella Limentani a proporre Ferdinando Natoni per il riconoscimento di Giusto tra le nazioni, riconoscimento che ottenne nel 1994.

CLELIA CALIGIURI

Nata a Sorrento nel 1904, negli anni ’20 iniziò a insegnare in una scuola elementare a Piavon, all’epoca comune autonomo in provincia di Treviso. Nel 1930, a Pompei, sposò il marinaio Renato De Gregorio che, allo scoppio della seconda guerra mondiale, arruolato nel Corpo del genio Navale e aggregato  all’equipaggio del cacciatorpediniere Espero, morì il 20 giugno 1940, perché la sua nave affondò.

Clelia, rimasta vedova con tre figli, decise di rimanere in Veneto e iniziò a dedicarsi al sostegno delle altre vedove di guerra. Nel 1943, per problemi di salute, mandò la figlia in soggiorno sulle Prealpi venete. Qui conobbe Sara Karliner, ebrea jugoslava fuggita da Zagabria e confinata in paese dalle forze dell’ordine a causa delle leggi razziali fasciste. Tra le due si instaurò presto una forte amicizia al punto che, all’indomani dei fatti dell’8 settembre 1943, Clelia aiutò Sara a scappare dal suo confino di Follina, iniziando a ospitarla clandestinamente nella propria casa di Piavon.

In seguito, a causa della presenza di truppe tedesche, Clelia decise di rivolgersi a don Giovanni Casagrande, parroco che in quel periodo aiutava i rifugiati, e, dal luglio del 1944 sino alla fine del conflitto, Sara fu nascosta presso la parrocchia. Al termine della guerra, Clelia fu eletta come consigliere comunale di Oderzo, nelle file della democrazia Cristiana.

Sara Karliner, invece, si trasferì in Israele; la sua storia spinse lo Yad Vashem a conferire a Clelia il titolo di Giusta tra le nazioni. La cerimonia di conferimento dell’onorificenza si tenne a Gerusalemme il 18 ottobre 1966. La Caligiuri morì nel 1996.

CARLO ANGELA

Carlo Angela (1875-1949), padre di Piero Angela e nonno di Alberto, i famosi divulgatori scientifici, era un medico specialista in neuropsicologia che, nel primo dopoguerra, decise di partecipare attivamente alla vita politica italiana. Dopo l’omicidio di Matteotti si schierò pubblicamente contro Mussolini, attaccandolo dalle pagine del giornale “Tempi Nuovi”. La reazione fascista fu durissima: la redazione del giornale fu saccheggiata e data alle fiamme e Angela fu costretto a trasferirsi a San Maurizio Canavese dove divenne direttore sanitario di una clinica psichiatrica che curava le malattie mentali.

Grazie ad Angela la struttura sanitaria divenne il rifugio di numerosi antifascisti, disertori e soprattutto Ebrei: il medico infatti, insieme a pochi fidati compagni, manipolò le cartelle cliniche, trasformando gli Ebrei in “ariani” e le persone sane in pazienti psichiatrici.

Le azioni di Angela vennero conosciute solo nel 1995 quando venne pubblicato, con il titolo di “Venti mesi”, il diario di Renzo Segre, uno degli Ebrei da lui salvati: nel libro il direttore sanitario è descritto come un uomo che, nonostante le preoccupazioni per la propria famiglia, si è generosamente impegnato per salvare numerose persone, rischiando la vita senza chiedere mai nulla in cambio.

Angela ricevette il titolo di “Giusto tra le Nazioni” il 29 agosto 2001.

INFOGRAFICA

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di Simone Bellomare e Filippo Spatafora

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