Intolleranti…agli stereotipi distruttivi
Vi dice nulla il nome di Michael Gershon? Si tratta di un eminente ricercatore, considerato uno dei padri della neurogastroenterologia: tanto per intenderci, è colui che ha definito l’intestino “il nostro secondo cervello”, perché con i suoi studi è giunto alla conclusione che apparato digerente e neuroni cerebrali sono in grado di influenzarsi a vicenda tramite il nervo vago. Tutto ciò ha gettato una nuova luce sui disturbi di vario tipo legati all’alimentazione.
Fra questi disturbi, sempre più diffuse appaiono le intolleranze. A questo proposito, è importante non procedere ad autodiagnosi, poiché le sintomatologie potrebbero essere legate a diversi fattori, quali lo stress, il disordine alimentare, per fermarci ai casi più frequenti. Purtroppo, frettolose autodiagnosi portano spesso a scelte scorrette, per esempio restrizioni alimentari, che possono generare dei veri e propri disturbi del comportamento alimentare (DCA), un problema enorme soprattutto nel mondo giovanile. In realtà, la maggior parte di coloro che soffrono di DCA approda ad essi a causa della non accettazione del proprio corpo, nel tentativo di adeguarsi a modelli imposti dai media, per carenze affettive e per tante altre cause.
I disturbi del comportamento alimentare più frequenti sono l’anoressia, la bulimia, il disturbo della ruminazione, il picacismo, cioè la tendenza ad ingerire sostanze non commestibili. E’ evidente che dietro queste problematiche c’è un meccanismo mentale. Infatti, oggi esistono dei veri e propri centri che aiutano le persone a guarire, senza ricorrere a ricoveri ospedalieri, ma “curando la mente”, perché è da lì che scaturisce il disagio.
Fortunatamente, negli ultimi anni si è diffusa una crescente consapevolezza sull’importanza dei disturbi dell’alimentazione e già da 10 anni si celebra la Giornata nazionale del fiocchetto lilla, sancita dalla Presidenza del Consiglio e celebrata ogni 15 marzo in tutta Italia.
Io credo, comunque, che anche nelle scuole si dovrebbe parlare di più di queste problematiche, perché spesso nei ragazzi non c’è la consapevolezza delle conseguenze negative che possono comportare. E’ ora, soprattutto, di rompere con lo stereotipo del “magro è bello”, che porta tante persone, soprattutto giovani, a distruggere la propria esistenza.
Virginia Sala