Il metodo Montessori
Maria Montessori, nata a Chiaravalle (Ancona) nel 1870, visse a Roma fin dall’infanzia.
Frequentò la facoltà di medicina all’Università di Roma, dove conseguì la laurea, e nel 1897 entrò come assistente alla Clinica psichiatrica dell’Università di Roma.
Entrò in contatto con i bambini frenastenici e con il metodo speciale di educazione, ideato da Sèguin, e abbracciò l’idea dell’efficacia delle cure pedagogiche per la sordità, la paralisi e l’idiozia.
L’idea, presto, si trasferì dai medici ai maestri e fu invitata dall’allora Ministro dell’Istruzione a tenere conferenze sul tema dell’educazione dei bambini frenastenici alle maestre.
Con il tempo, Maria, si convinse che tale metodo poteva essere applicato sui bambini normodotati, perché conteneva principi più razionali di quelli in uso.
“Per quanto io non sapessi se avrei mai potuto sperimentare la verità della mia idea, pure lasciai ogni altra occupazione per approfondirla, quasi preparandomi ad una sconosciuta missione”.
Si iscrisse, così, alla facoltà di Filosofia per approfondire gli studi pedagogici.
Con le sue nuove esperienze Maria riuscì a fare leggere e scrivere bambini deficienti che affrontarono gli esami in una scuola pubblica insieme ai bambini normodotati e li superarono.
Bisognava elaborare un sistema adatto a tutti i bambini, da questa ricerca nacque il metodo “Montessori”.
Nel 1907 inaugurò a Roma il primo giardino d’infanzia diretto da lei. Maria Montessori lasciò ai bambini la più assoluta libertà individuale, limitandosi ad osservare con rispetto e pazienza la loro natura, convincendosi sempre più che l’azione educativa viene dal fanciullo e non dal maestro.
La sua opera si estese oltre all’infanzia anche alle elementari e nel 1912 pubblicò “L’auto-educazione nelle scuole elementari”.
La scuola materna accoglie i bambini dai tre ai sei anni, periodo in cui sensazioni e percezioni sono più profonde e ricche di conquiste e scoperte meravigliose; il reale è ciò che è immaginato, ciò che è visto con gli occhi del desiderio e della fantasia (Il fanciullino di Pascoli).
Il bambino è costantemente attivo: si muove, lavora, si occupa in ordine ai suoi bisogni.
Il gioco assume un ruolo fondamentale perché è la sua realizzazione naturale, a poco a poco il gioco diventa collettivo, uno scambio di giochi e di aiuto.
È l’età dei perché, comincia a distinguere il bene dal male e a chiedere la spiegazione di tutti i fenomeni.
Fu Olga Lodi a battezzare le scuole materne Montessori “Casa dei bambini”, denominazione già usata negli asili creati dalle sorelle Agazzi. Tuttavia, l’ambiente che crea la Montessori ha qualcosa di rivoluzionario: i mobili e gli arredi sono fatti a misura del bambino, in modo tale che egli possa muoversi e agire liberamente. “Ho fatto costruire dei tavolini di varia forma…leggerissimi…Ho fatto fabbricare delle seggioline…che non fossero una riproduzione piccola delle sedie dell’adulto…Le credenze sono basse…così da essere accessibili ai bambini”.
Niente cattedra, niente banchi e niente aula severa, ma una sala di lavoro gioiosa e piacevole dove il bambino potrà muovere oggetti, ordinare.
Bisogna lasciare che il bambino si muova liberamente: impari a vestirsi e spogliarsi da sé, a lavarsi, apparecchiare e sparecchiare, riporre i propri oggetti nel suo cassetto.
Questi esercizi di vita pratica corrispondono al principio della “libertà di movimento” e lo portano a muoversi con abilità, a socializzare con i suoi simili.
Nella “Casa dei bambini” l’orario non è rigido e dopo la fase di accoglienza, che abbraccia anche il canto, cominciano gli esercizi sensoriali sul materiale didattico, a seconda dei tempi e dei desideri del bambino.
Il materiale didattico rispetta tutto ciò che circonda il bambino: forme geometriche ad incastro, in legno o altro materiale, telai con l’interno di cuoio con piccoli fori da cui passano stringhe per insegnare ad intrecciare e allacciare, scatole di legno al cui interno sono riposte piccole spagnolette di legno ricoperte di cotone colorato con tutti i colori e le loro sfumature.
Durante la mattina si esce anche in giardino a curare le piccole piante e fare giochi all’aperto.
Del metodo Montessori fa parte anche la lezione del “silenzio”: mentre che i bambini sono intenti alle loro opere, la maestra scrive alla lavagna la parola silenzio; chiude le finestre e i piccoli siedono al loro posto, senza fare rumore. La maestra, a voce bassa chiama un bambino che deve muoversi nella sala senza urtare i compagni o gli oggetti e mettersi accanto alla maestra in silenzio.
Questo esercizio è efficace per ordinare la personalità psichica del bambino.
In linea generale questa è la vita che si svolge in una scuola materna ed elementare Montessori, in questo ambiente il bambino ritrova rifugio, equilibrio, serenità e calma.
Dopo il 1906 le Case dei bambini si moltiplicarono e nel 1913 si tenne a Roma il primo corso internazionale Montessori a cui parteciparono diciassette nazioni, tra cui l’America.
Dal 1913 al 1915 Maria Montessori tenne conferenze a New York, Washington e a Boston.
Anche a Palermo, negli anni ’40, aprì la prima “Casa dei Bambini” con sede in Via Libertà, voluta espressamente da Maria Montessori.
Il metodo si diffuse presto sia in Italia che in tutta Europa, tuttavia negli anni delle dittature e del comunismo venne proibito in molti paesi e ripreso dopo la II guerra mondiale.
Elisabetta Inzerillo
Il materiale Montessori della foto è originale e di provenienza della prima “Casa dei bambini” nata a Palermo