Il carretto siciliano, simbolo della Sicilia e icona di stile
Quando Guy de Maupassant, scrittore francese, nella primavera del 1885, sbarcò a Palermo, fu immediatamente colpito dai carretti siciliani: “Tali carretti, piccole scatole quadrate, appollaiate molto in alto su ruote gialle, sono decorati con pitture semplici e curiose, che rappresentano fatti storici, avventure di ogni tipo, incontri di sovrani, ma prevalentemente le battaglie di Napoleone I e delle crociate; perfino i raggi delle ruote sono lavorati. Il cavallo che li trascina porta un pennacchio sulla testa e un altro a metà della schiena.[…]. Quei veicoli dipinti, buffi e diversi tra loro, percorrono le strade, attirano l’occhio e la mente e vanno come dei rebus che viene sempre la voglia di risolvere”.
In effetti, il carretto siciliano è forse l’immagine simbolica più nota della nostra isola, ma se oggi è più che altro un’icona folkloristica, in origine era un funzionale strumento di lavoro, strettamente legato alla storia economica e culturale dell’isola.
Dalla caduta dell’impero romano a tutto il XVII sec., il deterioramento e poi l’assenza in Sicilia di una rete viaria percorribile aveva fortemente limitato i trasporti con veicoli: i “vurdumara” al servizio dei proprietari terrieri si incaricavano di trasportare i prodotti agricoli a dorso di mulo, lungo stradine dette, appunto, mulattiere. Solo nel 1778 il Parlamento siciliano approvò uno speciale stanziamento di 24.000 scudi per la costruzione di strade in Sicilia. Il governo borbonico nella prima metà dell’Ottocento si preoccupò di aprire strade di grande comunicazione, non tanto per motivi economici, quanto per ragioni militari. La prima di queste strade fu la Regia strada Palermo-Messina montagne: erano in realtà grossi sentieri a fondo naturale, con salite ripidissime e curve a gomito, soggetti a frane e pieni di fossi; fu per questi percorsi che nacque il carretto siciliano, con ruote molto alte, per potere superare gli ostacoli lungo il percorso.
In tale contesto, anche le decorazioni dei carretti hanno in origine una funzione “pratica”, perché la vernice rendeva il legno più resistente; ma c’era anche una finalità scaramantica e apotropaica, in quanto immagini sacre e scene eroiche fungevano da portafortuna e protezione dai pericoli. Nacquero così vari stili decorativi, come il palermitano, il catanese, il trapanese, lo stile Vittoria. Ma le vie del carretto sono infinite: funzionale mezzo di trasporto in campagna, diventa in città una piccola bottega ambulante, vistosa e accattivante con i suoi decori, che attirano i clienti e rallegrano le strade.
Oggi i carretti siciliani sono per lo più ricercati pezzi d’antiquariato o souvenir un po’ kitsch per il mercato turistico. Eppure, i colori solari, le decorazioni ingenue e nostalgiche conservano un fascino intramontabile: non sarà certo un caso se quello stile è entrato nelle collezioni di moda di famosi stilisti, che hanno recentemente ideato scarpe, borse, occhiali ispirati al caleidoscopico veicolo; o se le sue decorazioni ritornano nei curatissimi packaging di squisiti prodotti siciliani. Ma questa è un’altra storia…
Daniele Castagna