“ I LEONI DI SICILIA “
La storia della famiglia Florio, di umili origini calabresi (Bagnara Calabra), ha segnato un’epoca della storia palermitana, della Sicilia e dell’Italia per quanto riguarda la flotta navale di loro proprietà.
La storia inizia quando la famiglia si trasferisce a Palermo nel 1799 in seguito al terremoto in Calabria.
A Palermo i fratelli Ignazio e Paolo aprono una piccola bottega di spezie e da questa piccola bottega inizia la loro ascesa economica.
Quando aprono l’aromateria li chiamano “ pezzenti e morti di fame” ma Paolo e Ignazio non si lasciano intimorire, vogliono arricchirsi: cannella, pepe, cumino, anice, coriandolo, zafferano, sommacco…non servono solo in cucina.
Intanto i farmacisti e gli aromatari cominciano a guardali di malocchio perché in breve tempo fanno della loro bottega una delle più esclusive a Palermo, anche per i modi gentili verso la clientela.
Nel 1807 Paolo muore e il fratello Ignazio prende il posto del fratello, il nipote Vincenzo, erede di Paolo, è ancora piccolo.
Vincenzo studia per tre mesi in Inghilterra, e oltre ad imparare le lingue entra a contatto con nuove tecnologie che potrebbero farli diventare i migliori imprenditori in Sicilia: la lavorazione del cuoio, rame e non tarda ad arrivare anche il commercio di zolfo.
Nel 1828 muore Ignazio e Vincenzo diventa unico erede continuando la tradizione di famiglia. Ormai nulla può arrestare l’ascesa dei Florio: la coltivazione del cotone e del tabacco, la cantina per la produzione di marsala (Marsala Florio) e cognac, la fonderia Oretea che darà lavoro a decine e decine di operai.
Ma l’ascesa di Vincenzo non si ferma, la gestione delle tonnare di Vergine Maria e San Nicola, l’acquisto di case e terreni e la compagnia di navigazione “ Società dei battelli a vapore siciliani”, che poi diventerà Navigazione generale italiana in società con la Rubattino di Genova.
Successivamente prende in affitto la tonnara di Favignana ed è proprio lì che, con una intuizione rivoluzionaria nel campo della vendita del tonno, comincerà la produzione del tonno sott’olio.
Vincenzo morirà nel 1868 e lascerà suo erede Ignazio. Il matrimonio con la baronessa Giovanna d’Ondes, che gli darà tre figli Ignazio, Giulia e Vincenzo, lo introduce nell’ambiente della nobiltà siciliana, vivrà circondato da fama e prestigio.
Nel 1891 Ignazio muore e lascia a Ignazio junior il suo impero economico. Ignazio sposa la bellissima Franca Jacona di San Giuliano, mentre la sorella Giulia il principe di Trabia.
Egli consoliderà l’impero commerciale dei Forio soprattutto con le navi, fondò con i Rubattino di Genova la compagnia “ Navigazione generale italiana”.
Intanto la nuova politica di Stato è cambiata ed è distante dal sud. Comincia una crisi soprattutto per quanto attiene le flotte navali. Ignazio reagisce dando il via alla costruzione dei cantieri navali di Palermo, si impegna anche ad esportare zolfo dalle miniere siciliane.
Palermo intanto diventa meta culturale di tanti uomini di prestigio, si costruiscono ville e palazzi in stile Liberty, la maggior parte commissionati dai Florio: Villa Igiea, Teatro Massimo e successivamente il villino Florio tutti commissionati all’architetto Basile.
Ignazio e Franca conducono una vita di lusso, posseggono sei panfili, e accolgono nei loro salotti uomini di cultura, regnanti di tutta Europa. Franca diventa la regina di Palermo, non solo per i suoi eventi mondani ma anche per l’amore che dedica alle famiglie bisognose.
Il matrimonio con Franca non sarà rose e fiori, a causa dei continui tradimenti di Ignazio. Tutti sapevano che Ignazio era un “fimminaro” e ad ogni tradimento le chiedeva perdono regalandole gioielli che commissionava direttamente a Cartier: le famose collane di perle.
E’ nella villa di Favignana, fatta costruire dal padre, in cui amano rifugiarsi, specialmente Franca per cercare di ritrovare se stessa dopo la morte dei suoi figlioli, Vincenzo baby boy, Giovanna e Giacomina.
Nei primi del novecento inizia il declino: debiti con le banche, attacchi alla compagnia di navigazione, lo accusano di usare navi troppo vecchie. Ignazio reagisce e fonda il giornale L’ora.
La loro vita sociale non cambia e specialmente Franca non rinuncia alla bella vita: casinò, viaggi, gioielli, feste mondane fanno peggiorare la situazione economica della famiglia.
Il 1906 è l’anno del fratello Vincenzo, artista, uomo sportivo e di cultura, inaugura La Targa Florio una gara su strada di notevole difficoltà per il suo tortuoso percorso sulle Madonie. Non è solo un avvenimento sportivo ma anche mondano e Franca lo affianca divenendo la regina delle tribune.
Nel 1908 Franca e Ignazio partono alla volta di Messina, distrutta da un catastrofico terremoto, aiutano materialmente con medicine e generi alimentari e non solo scavano loro stessi tra le macerie nel tentativo di salvare vite.
La crisi del 20 e del 21 è determinante: sono costretti a vendere quasi tutto, tranne la villa dell’Arenella.
Nel 1924 Ignazio e Franca si trasferiscono a Roma e ogni tanto tornano a Palermo a Villa Igiea. Ignazio nel 1925 tenta di risollevare le sorti della famiglia ma fallisce e tutte le società vengono assorbite dall’IRI. E’ la fine dei leoni di Sicilia.
( foto presa dal web : Poster con il simbolo dei Florio, il leone che beve, marchio che identificava tutti i loro prodotti)
Aurora Fazzone