I “false friends” della sostenibilità ambientale
Tra i “false friends” della sostenibilità ambientale troviamo i prodotti alimentari a chilometro zero che potrebbero avere un impatto ambientale significativo in base alle procedure di produzione e non al trasporto. C’è poi la pratica di ghettizzare i cibi industriali. Gli alimenti prodotti in impianti industriali possono essere sostenibili se la produzione avviene rispettando criteri di efficienza energetica e i rifiuti vengono gestiti in modo corretto, sfruttando al massimo il riciclo.
Un altro elemento da considerare è il lavaggio dei piatti. Utilizzare una lavastoviglie comporta un consumo di 10-15 litri d’acqua che possono scendere a 7 con un modello di nuova generazione. Il lavaggio a mano comporta una spesa nettamente maggiore. Da notare, inoltre, che, per la sostenibilità ambientale, gli ortaggi sfusi potrebbero non essere ottimali in quanto il lavaggio comporta un notevole spreco di acqua.
Un altro aspetto interessante è legato allo shopping. I prodotti sintetici sono spesso più sostenibili dei prodotti naturali. Ad esempio, il poliestere convenzionale è più sostenibile del cotone convenzionale e si tinge con più facilità, riducendo il consumo di acqua. I tessuti naturali migliori, dal punto di vista della sostenibilità, sono quelli riciclati.
Un altro “false friends” è quello di considerare riciclabile con semplicità le bioplastiche che, pur essendo compostabili, richiedono tempi molto lunghi rispetto ai vegetali e comportano costi più alti per il processo di riciclo.
Puntare sul riuso
Puntare sul riuso è la strada migliore per la sostenibilità. I prodotti ricondizionati, come quelli commercializzati dall’azienda, garantiscono una notevole riduzione dell’impatto sull’ambiente. Scegliere un prodotto ricondizionato è una buona strada per la riduzione dell’impatto ambientale.
di Liliana Maria Amata Cangialosi