Gianluca Vialli, la storia di una leggenda
Finito un anno, ne inizia uno nuovo con la speranza di tutti che possa essere migliore di quello precedente e che le gioie non tardino ad arrivare. Purtroppo per noi Italiani il 2023 non è cominciato benissimo: pochi giorni dopo capodanno ci ha lasciati una leggenda del calcio italiano, Gianluca Vialli, che il 6 gennaio, a Londra, se n’è andato a causa di una malattia contro cui combatteva ormai da tanto tempo.
Il bomber italiano era nato a Cremona il 9 luglio 1964; cominciò a giocare a calcio nel vivaio del Pizzighettone e poi passò alla Primavera della Cremonese. Con quest’ultima debuttò in Serie C a soli sedici anni e in Serie B nel 1981. Dopo aver mostrato il proprio valore con la Cremonese, dopo quattro stagioni si trasferì alla Sampdoria: in questa squadra nacque la leggenda Vialli. Rimase nella squadra ligure per ben otto anni, giocando 223 partite, segnando 85 reti e trovando anche quello che sarebbe diventato ben più che un compagno di squadra, colui che è diventato un suo grande amico, un fratello: Roberto Mancini, uno dei migliori centrocampisti italiani, oggi allenatore della nostra Nazionale. I due insieme seminarono il panico tra le squadre della serie A per diversi anni: Mancini inventava le azioni e creava gli assist e Vialli infallibilmente segnava. I due insieme vinsero con il loro team ben tre Coppe Italia: nel 1985, nel 1988 e nel 1989. In quest’ultima edizione Gianluca Vialli venne proclamato capocannoniere con tredici gol in quattordici partite.
Oltre ad aver giocato in “top club” come la Juventus, con cui vinse la Champions League nel 1996, o il Chelsea, dove concluse la sua carriera di calciatore nel 1999, Vialli ha avuto l’opportunità di vivere il sogno di molti bambini: giocare con la Nazionale. Il Mondiale del 1990 doveva essere la sua più grande occasione che però sfumò a causa di un infortunio che permise ad un altro grande bomber, il palermitano Totò Schillaci, di mettersi in luce.
Nonostante tutto Gianluca riuscì a raggiungere un importante traguardo con l’Italia, ma non da calciatore: negli Europei del 2020 la Nazionale vinse guidata dall’allenatore Roberto Mancini che accanto a sé aveva voluto, come capo delegazione, il suo gemello del gol, Vialli, che, prodigo di consigli per tutti i giocatori, fu il grande motivatore della squadra.
Gianluca Vialli, però, non è stato solo un grande calciatore e, nell’ultima parte della sua carriera sportiva, un valido allenatore: ha dimostrato infatti di essere un uomo di gran cuore e un lottatore pieno di coraggio. Nel 2017 scoprì di avere un tumore al pancreas, ad oggi uno dei più difficili da affrontare. Per ben cinque anni ha combattuto con il sorriso sulle labbra, senza mai darsi per vinto, senza paura e senza far pesare agli altri la sua malattia, ma i primi di gennaio si è dovuto arrendere e per la prima volta si è trovato di fronte un avversario più forte di lui.
Abbiamo perso non solo un grande calciatore, ma anche un grande uomo che ci ha insegnato a non arrenderci di fronte alle difficoltà della vita e a impegnarci per realizzare i nostri sogni, anche lottando, non però contro gli altri, ma piuttosto insieme agli altri.
Ciao numero uno dei numeri nove, ciao Gianluca!
di Carlo Dinatale