Franco Battiato, il signore della musica e delle parole
“Per aspera ad astra”: le asperità conducono alle stelle. Un antico detto, cinese o tibetano, forse arabo -siciliano, dice così: “calati junku ca passa la china, calati junku, da sira a matina”. Sono versi del brano Calati junku di Franco Battiato, anno 2012. Letteralmente significa: curvati giunco sotto l’impeto della piena. Il contenuto profondo di queste parole mi riempie di orgoglio nel presentare, narrare e ossequiare a modo mio, il grande, ineguagliabile e sommo Franco Battiato.
Il giunco, fragile per natura, sotto un’improvvisa piena si curva, resiste per poi ritornare come prima a sfidare il vento. Dobbiamo affrontare le situazioni difficili, talvolta problematiche, aspettando che passi la piena, per poi rialzarci più forti di prima. É un invito a “tenere duro” che il maestro Battiato ci lascia come testamento.
Quel povero giunco, in balia delle intemperie, siamo noi! Il popolo siciliano! Il sole cocente, le dominazioni che si sono susseguite, la politica, la mafia che hanno attraversato la nostra terra, lasciando un segno profondo in ciascuno di noi, ma non hanno piegato la nostra fierezza, il nostro attaccamento alla vita e alla nostra amatissima Sicilia. Confesso che mi emoziona scrivere di Franco Battiato, il maestro Battiato. In poche righe non posso spiegare la grandezza, sensibilità, spiritualità di un semplice uomo, innamorato della cultura, della verità, della libertà , che rende lustro a noi e alla nostra terra. Ho scelto l’aggettivo “semplice” non per sminuire il suo talento, ma al contrario, per sottolinearlo maggiormente. Il maestro possedeva un patrimonio culturale vastissimo, eppure, manteneva l’umiltà dei semplici, tipico degli uomini veri, puri di cuore. Non sentiva la necessità di ostentare il proprio sapere, né ricercava la popolarità effimera dei nostri tempi, figlia della massificazione multimediale. Era legatissimo alla sua terra, ma al contempo cittadino cosmopolita. Una mente aperta, pienamente attiva, lucida, critica sulla società attuale verso la quale, più volte nei suoi testi, riversava non pochi dubbi riguardo al futuro. Ma un atteggiamento, il suo, mai negativo o di resa ed è proprio questa sfaccettatura che me lo rende caro al cuore.
Battiato apparteneva a quel mondo antico, forse quasi ormai scomparso, in cui la libertà di ciascuno coincide con il rispetto di quella altrui, in cui la curiosità è uno strumento per elevarti a uomo migliore. Ci insegna una lezione importante, soprattutto in questi tempi di follower e like: l’importanza della cultura! Solo la cultura può destarti dal torpore e lassismo che la società odierna ti propina. E per “cultura” intendo fantasia, creatività, riflessione, pensiero.
Battiato non può essere considerato un semplice cantautore, ma anche scrittore, regista, filosofo, un cultore della sperimentazione. Chissà quanto altro ancora si nascondeva dietro quel volto serioso ma che si emozionava quando cantava alcuni pezzi indimenticabili e meravigliosi come “La cura”, “E ti vengo a cercare”, ”Povera patria”.
A partire dalla musica, il maestro ha attraversato stili e mondi diversi: dalla musica leggera, elettronica, minimalista, classica, contemporanea, lirica. Il Battiato più conosciuto al pubblico è quello pop, con i brani più orecchiabili, apparentemente bizzarri, ma che racchiudono in sé citazioni e stralci delle culture più disparate: Bandiera bianca, Centro di gravità permanente e L’era del cinghiale bianco. Quest’ultimo è un brano in cui il maestro prende le distanze dal mondo moderno, senza punti di riferimento e valori. In “Voglio vederti danzare” la danza è rappresentata come un viaggio intorno al mondo, in un incessante ritmo circolare, che mette in comunicazione l’uomo con la propria più intima e profonda spiritualità. Franco ha sempre avuto la passione per il cinema, la filosofia, l’esoterismo, la cultura orientale e la pittura. Era vegetariano, credeva profondamente nella reincarnazione ed in passato dal 2012 al 2013 è stato assessore al turismo per la Regione Sicilia.
Ancora alcune considerazioni su alcuni versi tratti da “La cura”, 1996: “Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via .. perché sei un essere speciale, ed io avrò cura di te…”. E’ un canto d’amore quello che nasce dal profondo del cuore, dalla parte divina che è dentro ognuno di noi e si prodiga per donare ogni “cura” all’oggetto amato che sia: un cucciolo, un bambino, un padre , una madre, l’amata. Un amore universale che ogni uomo può provare, che diventa dolcissimo come un caldo abbraccio, un sorriso rassicurante. È il vero “volere bene” a qualcuno.
Credo che ogni fan e ammiratore di Battiato abbia un proprio personale punto di vista su di lui. Io nel mio piccolo, ritengo che il suo più grande insegnamento sia la sperimentazione. Il maestro non si è mai fermato, ha continuato a ricercare la conoscenza, l’essenza delle cose in sé, della vita, dell’uomo. Questo è il suo testamento: mettiti in viaggio, in cammino, non necessariamente quello reale e concreto del corpo, ma bensì della mente. Muoviti, usa la potenzialità che c’è dentro di te e impara quanto e più puoi, sia questo il tuo fine e mettilo a disposizione di te stesso e degli altri, e mantieniti umile , perché sei e rimani una piccola parte di un immenso che ti racchiude.
Ho deciso di terminare questo articolo con quella che considero la canzone più bella del maestro Povera patria”:
“ si può sperare che il mondo torni a quote più normali
che possa contemplare il cielo e i fiori
che non si parli più di dittature
se avremo ancora un po’ di viver
la primavera intanto tarda ad arrivare”.
Non sappiamo a quale destino la storia ci stia preparando, ma la speranza deve rimanere viva. Dopotutto, come nel vaso di Pandora, essa ci spinge ad attendere qualcosa di meglio, anche se le circostanze ci appaiono avverse. Mi riferisco alla situazione mondiale, dobbiamo ripartire da noi stessi, risvegliare le coscienze sopite, investire sulla conoscenza, sulla cultura, allargare il nostro orizzonte e infine trovare quel centro di gravità permanente in cui rimanere fedeli a noi stessi e ai nostri ideali.
Grazie al Maestro Battiato per aver donato al mondo una parte di sé.
di Gregorio Davì