DIVERSITA’, EQUITA’ e INCLUSIONE in AZIENDA
Immagine in evidenza di Francesco Milianta
Al giorno d’oggi i termini diversità, equità e inclusione sono sempre più utilizzati nel mondo aziendale. Si tratta di concetti molto distanti dall’ambito dell’economia, ma, allora, come mai oggi sono così ricorrenti nell’universo imprenditoriale?
Nelle aziende i datori di lavoro oggi mirano ad assumere dipendenti con caratteristiche, e quindi con prospettive, diverse, perché in questo modo, grazie ai vari punti di vista che possono essere adottati, i problemi vengono risolti in maniera più rapida ed efficace. Inoltre, un gruppo di lavoro formato da persone differenti per genere, etnia, età ed estrazione sociale, fra le quali vi siano anche dei disabili, favorisce le relazioni coi clienti, sia nell’interazione diretta sia nella trasmissione valoriale. Pertanto molte imprese ormai, durante la selezione delle persone più qualificate, curano anche la diversità all’interno del gruppo dei dipendenti, impegnandosi per eliminare ogni pregiudizio sia nel team dirigenziale sia in quello degli impiegati.
Infatti, per assicurarsi i vantaggi offerti dalla diversità, i leader aziendali devono investire le loro risorse adeguatamente, in modo che sia garantita l’inclusione attraverso la salvaguardia dell’equità per tutti nelle opportunità e nella retribuzione.
D’altronde l’inclusione è oggi un valore aggiunto per l’impresa sia perché lavorare in un ambiente sereno, con persone unite tra loro, favorisce la produttività sia perché, come hanno dimostrato le statistiche (v. “Diversità e inclusione in azienda: vantaggi e consigli”, in www.4stars.it), “molti consumatori preferiscono le aziende che promuovono valori legati a diversità e inclusione, così come a sostenibilità e trasparenza”.
In conclusione, diversità, equità e inclusione sono concetti ormai strettamente legati anche al mondo dell’economia non solo perché favoriscono il successo di un’impresa, ma anche perché fanno sì che le persone, sul posto di lavoro, siano più felici e gratificate.
di Filippo Spatafora