pena di morte nel mondo

Diffusione della pena di morte nel mondo

ATTUALITA'

La pena di morte è una sanzione penale che consiste nel togliere la vita al condannato.

In alcuni Stati è prevista per colpe come l’omicidio e l’alto tradimento, in altri si applica anche per  crimini come la rapina, lo stupro, il traffico di droga; in altri ancora, si applica persino per reati d’opinione, come l’apostasia, oppure perché accusati di omosessualità.

La pena di morte è sempre esistita, fin dall’antichità. Era presente in tutti gli ordinamenti giuridici delle antiche civiltà: nel diritto romano era prevista. In questo contesto, l’imputato aveva la possibilità di fare appello ai comizi centuriati ed usufruire della provocatio ad populum, una specie di assemblea giudicante, formata da patrizi e plebei, alla quale si appellava il condannato per salvarsi tramite decisione popolare.

L’Italia ha il primato per l’abolizione della pena di morte nel mondo. Il primo Stato che abolì la pena di morte fu il Granducato di Toscana per iniziativa di Pietro Leopoldo, nel 1786. Questo monarca illuminato abolì la pena di morte perché influenzato dalle idee degli illuministi, in particolare da Cesare Beccaria, il quale era contrario a questo tipo di punizione e, a questo proposito, aveva scritto l’opera “Dei delitti e delle pene”. Tuttavia Pietro Leopoldo reinserì la condanna a morte nel 1790 per i reati più gravi. Il Granducato di Toscana fu seguito dalla Repubblica Romana nel 1849 e poi  anche dalla Repubblica di San Marino che abolì la pena di morte nel 1865. Reinserita nel 1889, solo per crimini di guerra e per regicidio, la pena di morte rientrò  totalmente in vigore nel 1930 con il Codice Rocco, per essere abolita definitivamente nel 1948 con la Costituzione Italiana.

Sebbene l’Italia e altri paesi nel mondo non prevedano la pena di morte nel loro ordinamento giuridico, purtroppo esistono ancora paesi industrializzati e non, che contemplano la condanna a morte come soluzione punitiva. Paesi come  la Cina, l’ Iran, l’ Arabia Saudita, l’Iraq, l’Egitto, alcuni stati degli USA, vengono definiti i paesi “boia” per eccellenza, perché detengono il numero più alto di condannati a morte. Grazie alle documentazioni di associazioni umanitarie come Amnesty International, si sa con certezza che è la Cina il paese che detiene il primato delle pene capitali, di cui non si conoscono i numeri effettivi perché lo Stato tiene nascosto il numero delle esecuzioni.

Ma la pena di  morte è un ottimo deterrente per risolvere i problemi della criminalità?

Secondo studi sociologici, la pena di morte serve poco o niente. Innanzitutto, viola il diritto alla vita. Lo Stato non ha il diritto di ergersi a esecutore e diventa criminale tanto quanto il condannato. La pena di morte non ha valore deterrente, anzi gli studi dimostrano che in quegli Stati dove è ancora in vigore, il tasso dei crimini è sempre più alto.

È una pena disumana che provoca sofferenza fisica e psichica non solo al condannato, ma anche ai suoi familiari ed amici, è sinonimo di repressione e di discriminazione, perché in alcuni Stati dittatoriali la si usa per eliminare gli oppositori politici, i poveri, i discriminati sociali.  Molte volte la pena di morte può uccidere un innocente. Una difesa legale inadeguata, un’indagine mal eseguita o una falsa testimonianza può causare la morte di un uomo che non ha commesso il reato. Negli Usa sono stati scarcerati molti prigionieri perché sono state dimostrate nuove prove della loro innocenza. Alcuni di questi condannati erano a un passo dall’esecuzione, dopo aver trascorso anni nel braccio della morte.

Ma non è tutto. Negli Usa, purtroppo, sono diversi i casi di prigionieri condannati a morte malgrado dubbi sulla loro colpevolezza.

Discutere della pena di morte ancora nel 2020, in un secolo dove tecnologia, scienza, legge, sono in continua evoluzione non è umanamente accettabile.

Lo Stato ha il dovere di educare e non di reprimere ed è dovere di una società civile ribellarsi a questa forma di barbarie. Non siamo uomini primitivi ma esseri evoluti e, tutti insieme a livello globale, dobbiamo lottare affinché la condanna a morte venga abolita in tutto il mondo.

«Se dimostrerò non essere la pena di morte né utile, né necessaria, avrò vinto la causa dell’umanità.»  (Cesare Beccaria.)

Manfredi Miani

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