DIECI ANNI CON PAPA FRANCESCO
“Fratelli e sorelle, buonasera!”: furono queste le parole con cui il 13 marzo 2013 Jorge Mario Bergoglio, appena eletto papa, si presentò ai fedeli affacciandosi in Piazza San Pietro. Scelse di chiamarsi Francesco e quest’anno festeggia un decennio di pontificato.
Dopo l’elezione, quando il Cardinale Tauran pronunciò il nome, non tutti capirono chi fosse quest’uomo che “i fratelli cardinali sono andati a prendere alla fine del mondo”: ciò riportò alla memoria quanto era accaduto dopo l’elezione di Papa Giovanni Paolo II, quando la sensazione di smarrimento venne cancellata dal saluto di quel papa, “chiamato di un Paese lontano”.
Oltre che come omaggio a San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia, il nome dell’attuale papa fu scelto soprattutto per evidenziare l’attenzione verso i poveri. Come spiegò durante l’incontro con i giornalisti il 16 marzo, al momento dell’elezione si trovava accanto al cardinale Claudio Hummes, il quale abbracciò il nuovo papa e gli disse: “Non dimenticarti dei poveri”. Così, il suo primo pensiero andò a Francesco d’Assisi, per lui l’uomo della pace e della povertà. Effettivamente, in questi dieci anni, papa Francesco è sempre stato dalla parte dei poveri, ad esempio istituendo la Giornata mondiale dei poveri, donando aiuto ai profughi e ai migranti, compiendo visite apostoliche. Celebre fu il suo viaggio a Lampedusa dell’8 luglio 2013, quando, arrivato sull’isola, gettò in mare una corona di fiori per ricordare le vittime dei naufragi nel Mediterraneo e pronunciò un duro monito: “la cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l’illusione del futile, del provvisorio, che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza. In questo mondo della globalizzazione siamo caduti nella globalizzazione dell’indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro”. Dopo il viaggio a Lampedusa seguì quello a Betlemme, dove pregò sul muro che attualmente divide Israele e Palestina, e quello al confine tra il Messico e gli Stati Uniti, in cui pregò con i migranti.
Tra i momenti indimenticabili di Papa Francesco c’è il pomeriggio del 27 marzo 2020, quando, in pieno lockdown, si recò a Piazza San Pietro da solo e, sotto la pioggia, pregò per la fine della pandemia davanti al crocifisso di San Marcello, che la devozione cristiana associa alla liberazione dalla peste nel Seicento.
Nei dieci anni di pontificato non sono mancati nemmeno gli insegnamenti di pace davanti a tutti i conflitti del mondo, tra cui quello in Ucraina; Francesco non ha mai avuto paura di affrontare le complessità del mondo e si è sempre battuto affinché i fedeli siano portatori di pace e di giustizia. E’ sempre andato contro ogni forma di violenza e ogni guerra, tanto da chiedere la pace come regalo per il traguardo del decimo anniversario: “Regalatemi la pace”.
di Maria Vittoria Girgenti