Cavalleria rusticana: Sicilia in scena
Vi cuntu na storia antica da nostra terra, dintra le mura du paesi di Vizzini. Un cuntu c’accumincia malu e firnisci peggiu. Dintra stu cuntu ci semu nuatri siciliani, cu tutti i nostri pregi e difetti, che sunnu mischiati tutti in semula e che comu fuochi d’artificio esplodono senza che uno si può più catamiare.
Turiddu è il protagonista della nostra storia e ha un tormento dentro il cuore che lo consuma. Povero, privo di risorse ad eccezione della vitalità e avvenenza giovanile. Ritornato dal servizio militare, in paese, scopre che la fidanzata, la bella Lola, lo ha lasciato per sposare un pretendente più facoltoso, compare Alfio. E qui entra in gioco il turbine dei sentimenti:Turiddu non ha alcuna intenzione di rinunciare all’amata e, con un piano ben orchestrato e organizzato, comincia a corteggiare un’altra giovane, che abita di fronte casa di Alfio, commare Santuzza la quale, ignara delle reali intenzioni di Turiddu, se ne innamora. Il piano diabolico di Turiddu raggiunge il suo scopo: comare Lola, ancora innamorata del primo amore, ingelosita delle attenzioni verso Santa,si incontra segretamente con Turiddu. I due, ormai amanti, approfittano delle assenze del marito di Lola, in viaggio per lavoro. Ma una gelosia ne scatena un’altra più pericolosa, quella di Santa che comprende la verità e riferisce a compare Alfio la tresca dei due. Il resto è cronaca siciliana che prende il nome di “delitto d’onore”, cioè la presunzione di salvaguardare l’onore attraverso l’omicidio di un altro uomo. Ma torniamo alla storia: compare Alfio, ormai ufficialmente disonorato, seguendo la regola di comportamento dell’epoca, sfida a duello Turiddu. I due si affrontano a viso aperto e coltelli alla mano, ma durante il duello Alfio acceca l’avversario con una manciata di polvere e lo ferisce mortalmente. Si conclude così la celebre e prima novella di Giovanni Verga di impronta verista. Ora immaginate la stessa storia con musica e attori che ne intonano le note: nasce un capolavoro, appunto la “Cavalleria rusticana” di Pietro Mascagni. Voi vi chiederete: “ma che differenza c’è, è sempre la stessa storia!”. No, cari lettori, tutto cambia. Sin dalle prime note vi sentirete parte della storia, lì, presenti, compaesani del nostro Turiddu. E lo vedrete, avvolto dalla bellezza della sua gioventù, quasi sentirete pulsare il battito del suo cuore e lo seguirete passo passo, lungo le stradine di Vizzini. Giustificherete ogni suo gesto, perché è un giovane innamorato, in fin dei conti un bravo ragazzo. Sarete lì con lui, all’osteria della madre a darle il suo ultimo bacio e saluto, prima del tragico duello, forse un presagio lo aveva avvertito di come sarebbe stato il suo finale. Perché, in fin dei conti quel giovane, è una vittima della situazione sociale in cui versava l’Italia meridionale post unitaria. Un “vinto”, così lo aveva definito il Verga, che non può in alcun modo cambiare la sua condizione, ma solo accettarla e rassegnarsi.Eppure, se quel compare Alfio avesse duellato correttamente! Forse, ,il nostro eroe, l’avrebbe scampata e chissà…
La musica del Mascagni è travolgente, coinvolgente, composta in un unico atto, supera, a mio avviso, l’opera del Verga, perché il popolo, i vinti, diventano protagonisti assoluti con le loro vicende passionali. Da un unico sentimento, la gelosia, nasce questa maestosa opera, in cui è notevole l’intermezzo che, con la melodia dolcissima degli archi, emoziona profondamente. Concludo con “La Siciliana”, la canzone in lingua siciliana iniziale, ripresa nel celebre film “Il padrino parte 3”: ’e se ce muoro e vaiu in paradisu, sin nun ce truovo a ttia, mancu ce trasu…
Dopotutto che cos’è l’amore? Un turbinio di sensi, di emozioni, di vitalità.
di Gregorio Davì