Accoglienza, inclusione e prevenzione dispersione,

Accoglienza, inclusione e prevenzione dispersione

RIFLESSIONI

Accoglienza, inclusione e prevenzione dispersione, il primo posto che mi viene in mente quando parliamo di questi fenomeni è la scuola, essa in un modo o nell’altro ci unisce e ci rende persone migliori, non crea diversità per chi è diverso da noi, perché a scuola siamo tutti uguali.

Fuori, però, c’è la vita reale che non accetta chi viene da un altro paese perché “rubano il lavoro”.

Siamo tutti pieni di pregiudizi verso chi non conosciamo senza immaginare cosa hanno passato per fuggire dal loro paese.

Accogliere non vuol dire sfruttare, non vuol dire far perdere la dignità a tanti poveri disperati costretti a vivere nelle baracche e a lavorare 18 ore al giorno nei campi per una paga misera.

L’accoglienza parte prima di tutto dall’offerta dell’insegnamento della lingua e dall’inserimento in un ambiente scolastico senza discriminazione, tutti elementi da cui può partire una buona integrazione.

Qualcuno sostiene che in Italia i posti di lavoro non sono nemmeno sufficienti per gli Italiani e che quindi non ci può essere spazio sufficiente per i migranti.

Credo che questo concetto sia un po’ restrittivo perché esistono tante attività lavorative che i giovani italiani non intendono più fare perché ritenuti poco “dignitose” come se ci fossero lavori di seria A e lavori di serie B.

di Silvia Enea

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