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La depressione: un altro risultato della pandemia

ATTUALITA', COVID-19

La crisi epidemiologia data dal COVID-19, che affligge il nostro paese e tutto il mondo ormai da mesi, causa non solo morte e disturbi respiratori per coloro che vengono colpiti dal nuovo virus, ma anche disturbi mentali per questi ultimi e  per tutta la popolazione.  Ansia, paura, angoscia, rabbia,  queste emozioni si alternano, si mescolano e aumentano di intensità fino a sopraffare la persona, portandola a disturbi psicologici clinicamente significativi, come la depressione reattiva. Tale disagio indebolisce la capacità individuale di risolvere i problemi, determinare e raggiungere obiettivi e funzionare in modo efficace al lavoro e nelle relazioni, il che rende più difficile il recupero dalla crisi.

Seppur si manifesti in modi diversi, alla base della depressione vi è sempre un atteggiamento di rinuncia.

Tra le persone ogni forma di reazione positiva alle difficoltà della vita sta gradualmente diminuendo: sempre più individui si lamentano, si lasciano andare e si affidano completamente agli altri nella gestione di sé stessi, tutte azioni di rinuncia.

Altri la chiamano tristezza, inquietudine, malumore. La sostanza però non cambia. È questo oggi lo stato d’animo di tanti italiani, che li rende più vulnerabili ai colpi del coronavirus.

I sintomi depressivi nella popolazione sono aumentati di cinque volte, quelli gravi anche più di sette volte in pochi mesi: lo dimostrano gli ultimi studi scientifici che confermano l’aumento dei disturbi sia nelle persone già problematiche,  sia in quelle che sono state infettate da coronavirus, sia nella popolazione in generale.

Anche i primi dati sulla popolazione generale sono molto significativi: il 32% manifesta infatti sintomi depressivi e si stima che, nei prossimi mesi, i casi di depressione in Italia si incrementeranno di circa 150.000.

Claudio Mencacci, presidente della Società italiana di neuropsicofarmacologia (SINPF) e direttore del dipartimento di Salute mentale dell’ospedale Fatebenefratelli-Sacco di Milano, dichiara: “sono per esempio in aumento i disturbi psicotici nei pazienti che già soffrono di una patologia mentale e sono in crescita le richieste di aiuto ai centri di salute mentale, inoltre sta emergendo la possibilità di condizioni patalogiche neuropsichiatriche aggiuntive  da COVID-19 nei pazienti contagiati”.

Spiega inoltre che: “l’impoverimento e la crisi economica che stiamo affrontando mettono in pericolo soprattutto le persone con redditi al di sotto dei 15.000 euro e i disoccupati, fra i quali il rischio di depressione è triplo. Incidono anche l’isolamento sociale (pure le tensioni tra familiari), la paura del contagio e aver perso un congiunto a causa della malattia: si stima che almeno il 10% degli oltre 100.000 italiani che hanno avuto un lutto familiare a causa di COVID-19 andrà incontro a un episodio depressivo maggiore nei prossimi mesi. Siamo perciò di fronte a una situazione in cui il disagio psichico sta crescendo e dobbiamo essere pronti ad affrontarlo.”

Pertanto, riconoscere immediatamente tutti questi sentimenti nel proprio comportamento è il modo migliore per andare nella direzione opposta e spezzare il circolo vizioso che porta alla rinuncia globale, la quale costituisce la caratteristica della depressione più grave.

È necessario inoltre abbandonare l’idea che “tutto sarà come prima” e affrontare con flessibilità i cambiamenti in atto per evitare l’insorgere di questa malattia.

Anche il dott. Gianluigi Mansi, Responsabile dell’Unità Operativa di Riabilitazione Psichiatrica degli Istituti Clinici Zucchi di Carate Brianza ci illustra come superare questa psicosi:

I comportamenti da mettere in atto in questi casi  saranno: concedersi del tempo per metabolizzare laccaduto, permettersi di non stare bene, non avere vergogna né fretta di riprendersi, condividere la situazione con chi ha subito unesperienza simile, riprendere i ritmi regolari di vita e chiedere aiuto agli esperti.”

E per via del distanziamento sociale siamo sempre più costretti a stare lontani, a non toccarci, abbracciarci tra amici o familiari, ma “sarà quindi importante in questa fase dare importanza agli sguardi, imparare ad abbracciarci con gli sguardi e concentrarci sulla espressività del volto: sarà un modo diverso di comunicare, essere nel mondo, parlare di sentimenti.

Bisogna stare uniti, ma lontani.

Può essere confortante sentire che non siamo soli.

Mauro Panasci

 

Sitografia:

https://www.grupposandonato.it/news/2020/maggio/coronavirus-traumi-psicologici

https://www.auxologico.it/approfondimenti/depressione-fase-2

https://www.startmag.it/mondo/la-depressione-al-tempo-del-coronavirus/

https://www.google.com/amp/s/lamenteemeravigliosa.it/prevenire-la-depressione-da-covid/%3famp=1

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