VISITA MUSEO FALCONE –BORSELLINO
“La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio, e avrà anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni.” (Giovanni Falcone)
Questa frase,pronunciata dal giudice Giovanni Falcone ucciso dalla mafia il 23 maggio 1992, ci insegna che Cosa Nostra non è affatto invincibile, ma la si può sconfiggere solo in un modo: impiegando contro di essa tutte le persone migliori delle istituzioni dello Stato come le forze dell’ordine, la magistratura e anche la scuola che può incidere molto nella società grazie alla sua azione educativa.
Il giudice Falcone, insieme al suo collega e amico Paolo Borsellino, rappresenta sicuramente una delle forze migliori delle istituzioni.
I due giudici, che facevano parte dell’attivo e battagliero pool antimafiacostituito dal giudice Rocco Chinnici, lavoravano al piano terra del Palazzo di Giustizia di Palermo, ma, dopo l’assassinio del fondatore del Pool, per tutelare la loro sicurezza vennero trasferiti nel cosiddetto“bunkerino”, un ufficio di quattro stanze protetto da una porta blindata e da varie telecamere, in cui Falcone e Borsellino svolsero per alcuni anni il loro lavoro, fruendo di una maggiore riservatezza.
Lo scorso dicembre la prof.ssa Pezzino, docente di Diritto e Relazioni Internazionali per il Marketing nel nostro istituto, ha offerto a me e ai miei compagni della 3a I RIM l’opportunità di visitare i locali di questo ufficio in cui è stato creato, grazie all’iniziativa della Giunta distrettuale dell’Associazione Nazionale Magistrati di Palermo, il Museo “Falcone-Borsellino”, un luogo di memoria permanente che dovrebbe fungere da monito e da sprone per tutta la collettività e soprattutto per le giovani generazioni.
Superati i controlli di sicurezza, siamo stati accolti con grande entusiasmo da un collaboratore di Giovanni Paparcuri, il fondatore del museo che, scampato miracolosamente all’attentato contro il giudice Chinnici avvenuto il 29 luglio 1983, divenne un preziosissimo collaboratore di Falcone e Borsellino per i qualirealizzò la prima indagine informatizzata che facilitò la realizzazione del Maxiprocesso, lostorico procedimento penaleche coinvolse più di 400 imputati per mafia.
Il “bunkerino” si trova al secondo piano del Palazzo di Giustizia in un’area blindata e, all’epoca in cui vi lavoravano i due magistrati, difesa da una squadra della Guardia di Finanza che controllava chiunque volesse accedervi.
I miei compagni ed io, non appena abbiamo varcato la soglia della porta blindata, con grande stupore ci siamo trovati catapultati nel 1983: l’ufficio, infatti, è stato ricostruito coi mobili e gli arredi del tempo a cui sono stati aggiunti alcuni oggetti personali dei giudici Falcone e Borsellino.
Le stanze, come già scritto,sonoquattro:
nella prima stanza a destra vi sono tutti i macchinari provenienti dagli Stati Uniti che i due giudici usavano per ascoltare le conversazioni dei mafiosi e analizzare le foto che li ritraevano;
accanto al primo locale si trova quello che era l’ufficio di Giovanni Falcone. Nella stanza vi sono due scrivanie: su quella del magistrato sono poggiati i monitor delle telecamere di sicurezza, i diversi fascicoli dei vari processi e l’immancabile posacenere di vetro dell’accanito fumatore Falcone; l’altra, fornita di macchina da scrivere, era la scrivania del carabiniere che redigeva i verbali che sarebbero stati utilizzati nei vari processi;
il terzo ambiente era adibito ad archivio:come al tempo del Pool Antimafia, anche oggi è così stracolmo di fascicoli che abbiamo avuto difficoltà a muoverci liberamente all’interno della stanza;
il quarto vano era l’ufficio del giudice Borsellino:anche qui vi sono due scrivanie, quella del magistrato e quella del carabiniere che redigeva i verbali, e, fra vari documenti, alcuni fascicoli del Maxiprocesso.
Consiglio a tutti di andare a visitare il museo Falcone-Borsellino, basta solo prenotare qualche giorno prima.
Come ha scritto, in occasione del trentennale delle stragi di Capaci e di via d’Amelio, Roberto Chifari sul sito del “Corriere della Sera” (nella sezione “Corriere del mezzogiorno”), la visita permette di“rafforzare, soprattutto nelle giovani generazioni, la consapevolezza della necessità di un’azione determinata nel contrasto a Cosa Nostra e di un fermo impegno contro ogni forma di illegalità. L’insegnamento di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino deve costituire, in questo percorso incessante di riscatto civile, il punto di riferimento cui dare quotidiana continuità. La loro eredità non deve essere dispersa affinché le loro idee restino e continuino a camminare sulle gambe di altri uomini” (R.CHIFARI, “Falcone e Borsellino, apre il Museo della memoria”, in corrieredelmezzogiorno.corriere.it)
Alessio Bruno