I TESORI DI PALERMO: IL CASTELLO DI MAREDOLCE
Palermo è il luogo delle mille dominazioni e delle mille anime, la cui bellezza risiede proprio nell’unione delle diverse culture che si sono succedute nel tempo e che si possono ritrovare lungo le strade, nel cibo, nei monumenti, nei visi della gente.
In particolare la dominazione araba e, poi, quella normanna hanno lasciato in eredità alla città dei monumenti la cui bellezza è famosa in tutto il mondo: le nove meraviglie della Palermo arabo-normanna, diventate Patrimonio dell’Umanità nel 2015, sono il frutto della combinazione di tradizioni architettoniche, stilistiche e artistiche differenti che hanno dato vita a uno stile unico ed esemplare.
Un itinerario alla scoperta della Palermo arabo-normanna, patrimonio dell’UNESCO, prevede dunque nove tappe: il Palazzo Reale, o Palazzo dei Normanni, che era la sontuosa reggia dei sovrani normanni ed attualmente è sede dell’Assemblea Regionale Siciliana; la Cappella Palatina e la Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio, famose per i loro mosaici; la Cattedrale, in cui è possibile individuare molti degli stili architettonici presenti in città; la Chiesa di San Cataldo, caratterizzata dalle cupolette rosse così come la Chiesa di San Giovanni degli Eremiti; il Ponte dell’Ammiraglio, teatro dello scontro decisivo tra i Mille di Garibaldi e le truppe borboniche che difendevano l’ingresso meridionale della città; il Palazzo della Zisa, la cui bellezza è facilmente intuibile dal significato del nome che in arabo significa “paradiso della terra” e che oggi è sede del Museo d’Arte Islamica; il Duomo di Monreale, celebre per i magnifici mosaici di scuola bizantina a fondo oro, e il Duomo di Cefalù che si erge sul mare.
I nove monumenti inseriti nella World Heritage List (la lista dei beni patrimonio dell’umanità stilata dall’UNESCO) non sono però le uniche testimonianze della bellezza della Palermo arabo-normanna. Secondo l’itinerario alternativo proposto dal sito “Palermo.mobilita.org”, esistono vari “monumenti dimenticati”. Tra questi sicuramente il più interessante è il Castello di Maredolce o della Favara. Il Palazzo, impropriamente detto “castello”, fu edificato da un emiro islamico alle falde del Monte Grifone, tra il 998 e il 1019. Nell’età di Ruggero II, secondo quanto scrive Nicola Stanzione ne “Il Castello di Maredolce” in palermoviva.it, divenne uno dei “luoghi di delizia” dei sovrani normanni. L’edificio era circondato per tre lati dall’acqua di un lago artificiale che per le sue grandi dimensioni prese il nome di “Maredolce”. Il re e la sua corte trascorrevano piacevoli giornate navigando nel lago che era alimentato dalla sorgente della Fawwarah, posta ai piedi del monte, e in cui erano stati immessi pesci di varie specie. Al centro dello specchio d’acqua vi era una piccola isola artificiale. Oggi purtroppo il lago si è prosciugato ed è stato sostituito da un agrumeto.
Il palazzo, originariamente a due piani, era dotato di un’Aula Regia e di una cappella costruita secondo la tradizione architettonica bizantina; all’esterno, secondo molti storici, vi era un complesso termale.
Nel XIV secolo il Castello di Maredolce fu ceduto all’Ordine dei Cavalieri Teutonici della Magione che lo trasformarono in ospedale, utilizzando le acque termali a fini terapeutici; nel XV secolo passò alla famiglia dei Bologna e divenne un’azienda agricola.
Secondo quanto riporta Stanzione, alla fine del Settecento «l’edificio cadde in abbandono, le sue strutture andarono in rovina, e tutto il complesso cadde nell’oblio al punto che fu utilizzato come ricovero di animali meritandosi l’appellativo di “Castellaccio”. Acquisito infine al demanio regionale, la Soprintendenza ai BB.CC. e AA. di Palermo ha condotto un esteso e impegnativo restauro del castello eliminando tutte le superfetazioni che nel tempo avevano cambiato la fisionomia del manufatto, avviando anche un programma di recupero dell’intera area così da poter essere restituita alla pubblica fruizione.»
Quest’operazione ha riacceso nei palermitani la speranza di vedere risplendere anche altri monumenti del patrimonio artistico della città in modo da aumentare il numero di beni palermitani iscritti nella World Heritage List. Per esempio, per quanto riguarda la Palermo arabo-normanna, nell’itinerario UNESCO, oltre al Castello di Maredolce, potrebbero essere inserite anche la Cuba, palazzo costruito da Guglielmo II, e la Basilica Minore della Santissima Trinità del Cancelliere, meglio conosciuta come “La Magione”, l’ultima delle chiese edificate durante la dinastia normanna degli Altavilla; bisognerebbe inoltre cercare di recuperare altre importanti testimonianze artistiche dell’epoca come la Chiesa della Madonna dell’Oreto, situata in prossimità del ponte Corleone, ormai in condizioni molto precarie e prossima al crollo.
Palermo è una città ricchissima di monumenti che spesso neanche i palermitani conoscono. Bisognerebbe invece curarli e tutelarli, perché rappresentano l’unicità, la bellezza, lo stile e l’arte della nostra terra e potrebbero anche diventare per la nostra città il volano di una crescita economica basata sulla cultura.
Riccardo Giovanni Palazzo