Qualche riflessione per un San Valentino “alternativo”
Manca poco a San Valentino, molti si preparano a festeggiare, ma forse non tutti sanno chi fosse questo santo, divenuto simbolo dell’amore romantico. Per scoprirlo dobbiamo tornare indietro fino ai primi secoli della cristianità: Valentino nacque a Terni, fu vescovo e subì il martirio il 14 febbraio del 347. Nel V secolo, poi, papa Gelasio volle istituire una giornata dedicata all’amore cristiano tra uomo e donna e come protettore pensò proprio a San Valentino, forse perché fu il primo a celebrare un matrimonio fra un legionario e una donna cristiana.
Ma torniamo alla festa come la conosciamo oggi. Quello che l’opinione comune e i media suggeriscono è che si debba obbligatoriamente trascorrere il giorno di san Valentino con il proprio partner, con conseguenti attacchi di depressione per chi non è né sposato, né fidanzato…Ma perché? L’amore si esprime in diverse forme, un San Valentino trascorso in famiglia, per esempio, non è un ripiego per “sfigati”: il vero “primo amore”, la prima sensazione di benessere, la prima consapevolezza di sentirsi amati si prova all’interno di un nucleo composto da quelle 4 o 5 persone che ci amano da sempre e lo dimostrano ogni giorno, con i fatti, invece che con le frasi romantiche.
Dunque, a parer mio, a San Valentino si festeggia qualsiasi forma d’amore, verso la famiglia, verso gli amici, verso l’amore in generale; quindi, buon San Valentino a tutti, ma proprio a tutti!
Angela Maria Lo Monaco