IL RUOLO FONDAMENTALE DELLA SCUOLA
L’analfabetismo è uno dei peggiori nemici della società d’oggi che deve far fronte a questa piaga problematica: molto alti sono infatti i numeri dei cosiddetti analfabeti funzionali e dei giovani che abbandonano la scuola prima della fine degli studi. Per alfabetizzazione funzionale non si intende solo la capacità di “leggere, scrivere e far di conto”, ma quella di utilizzare la lettura, la scrittura e la capacità di calcolo al fine di comprendere e valutare la realtà “per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità” (rapporto Piaac-Ocse). Come è stato ben evidenziato nel “Documento di lavoro sull’analfabetismo funzionale ed emarginazione sociale” del Parlamento Europeo, esiste una stretta correlazione tra analfabetismo funzionale ed emarginazione sociale ed economica: infatti, in un mercato del lavoro come quello di oggi in cui mutano continuamente le modalità operative e le tecnologie usate, l’incapacità di servirsi della lettura e della scrittura per acquisire le nuove competenze richieste costituisce un grave handicap. Se poi si pensa che la facoltà di capire e utilizzare testi scritti o stampati è necessaria non solo nel mondo del lavoro, ma anche nella vita di tutti i giorni, a casa e nella collettività, si capisce l’importanza dell’istruzione e il ruolo fondamentale che, all’interno della società, svolge la scuola, il luogo in cui si acquisiscono le competenze essenziali per vivere un futuro pieno e realizzato.
Il valore dell’istruzione è stato sottolineato dalle maggiori organizzazioni internazionali: in particolare dall’UNESCO, che nel 1967 ha istituito la Giornata internazionale dell’Alfabetizzazione per celebrare la conoscenza nella sua globalità, aggiungendo all’alfabetizzazione linguistica quelle finanziaria, critica e digitale, e dall’ONU, che nel goal 4 dell’Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile si pone l’obiettivo di “garantire un’istruzione di qualità inclusiva ed equa e promuovere opportunità di apprendimento continuo per tutti”.
Nonostante, quindi, sia chiaro quanto l’istruzione svolga un ruolo importante nella società del futuro, secondo l’UNESCO gli analfabeti sono attualmente 757 milioni e, per la maggior parte, si trovano nei paesi in via di sviluppo. Nei paesi sviluppati gli analfabeti sono per lo più funzionali: secondo uno studio pubblicato su “Frontiers in Psychology”, solo in Europa ammonterebbero a circa 80 milioni e, secondo lo “Human Development Report 2009”, il paese europeo con il tasso più alto di concentrazione di analfabeti funzionali è l’Italia, con il 47%. Per quanto riguarda l’abbandono prematuro della scuola da parte dei giovani, secondo uno studio svolto recentemente dal Sole 24 ore, in Italia esiste una netta differenza tra sud e centro-nord: nel 2019, nella classifica relativa alla dispersione scolastica, i primi cinque posti erano occupati dalle maggiori regioni del mezzogiorno e al primo posto, con il 19,4%, c’era la nostra Sicilia.
Eppure la scuola rappresenta il futuro, perché favorisce la crescita dei ragazzi non solo dal punto di vista culturale, ma anche morale e civile. Infatti a scuola principalmente si studia e si apprendono conoscenze e abilità varie, ma si impara anche a comportarsi secondo i valori morali e civili imprescindibili per una serena convivenza civile. La scuola, in cui siamo entrati bambini e da cui usciremo ormai adulti, ci dà quelle competenze necessarie per affrontare il mondo e per superare le faticose sfide che la vita ci porrà, ma non è solo questo. E’ anche un luogo di incontri, dove nascono affetti e amicizie che probabilmente dureranno tutta la vita. Anche per questo la scuola ha un ruolo fondamentale: infatti ci permette di socializzare, di conoscere persone diverse e anche di sperimentare le prime forme di solidarietà.
Lo scoppio della pandemia di Covid-19 ha bloccato tutte queste esperienze di socializzazione strettamente legate all’ambiente scolastico, relegando noi ragazzi all’interno delle nostre camerette e costringendoci, per mesi, a rapporti puramente virtuali attraverso un computer. Eppure anche la famigerata DAD, la didattica a distanza, che certamente non ha favorito la nostra crescita culturale, nel buio dell’emergenza Covid ha rappresentato l’unica possibilità di evasione, permettendoci di parlare di poesia, di storia, di economia, di valori, del nostro stato d’animo. Insomma, anche in un momento terribilmente difficile la scuola è riuscita a conservare il suo ruolo centrale e ha rappresentato l’unico modo per farci mantenere un rapporto col mondo esterno, facendoci anche immaginare un futuro migliore, perché, come dice la pakistana Malala Yousafzai, la più giovane vincitrice del Premio Nobel per la pace, assegnatole per il suo impegno nella lotta contro i talebani per i diritti civili e per il diritto allo studio delle donne nel suo Paese, “Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo.”
Riccardo Palazzo