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IL FAST FASHION

ATTUALITA'

Alcune settimane fa ho acquistato una maglia nel negozio di una nota catena d’abbigliamento e mi sono accorto di quanto il prezzo fosse bassissimo rispetto a quello dei capi simili che si vendono nelle boutique dei prodotti Made in Italy o che vengono confezionati su misura.

Mi sono chiesto allora come mai una felpa del genere, ricca di loghi e grafiche, costasse solo un quarto del prezzo dei prodotti della concorrenza e in che modo il negozio in cui mi ero recato potesse avere un giusto margine di guadagno, dato il modico prezzo della sua merce. Ebbene, non avevo fatto i conti con una triste realtà: il fast fashion!

Con l’espressione fast fashion (letteralmente “moda veloce”) si intende la produzione di vestiti e accessori con costi bassi e accessibili a chiunque.  Perché questa moda è definita veloce? Perché gli abiti passano dalla passerella alla produzione in modo rapido ed economico e le nuove collezioni vengono lanciate continuamente e in tempi brevissimi, assecondando i veloci cambiamenti delle tendenze della moda e i gusti di tutti gli eventuali clienti. Tale velocità è dovuta anche al fatto che molte aziende legate al fast fashion copiano grossolanamente, apportando solo lievi modifiche, i capi dell’alta moda e possono così allestire vetrine sempre nuove con abiti a basso costo che ricordano le produzioni delle più importanti fashion house.

Sembrerebbe una bella idea, vero?  Con il fast fashion tutti, anche le persone meno abbienti, possono permettersi di indossare gli stessi abiti dei divi del cinema e della musica, della TV, dello sport e del web, ma …

Molte volte questi abiti sono prodotti con fibre di qualità scadente, perché si preferisce la quantità alla qualità. E’ vero che in questo modo il prezzo si mantiene basso, ma i vestiti avranno una vita breve e dopo qualche lavaggio saranno rovinati. Inoltre le tinture dei tessuti presentano spesso componenti dannosi per il nostro corpo e gli indumenti, come risulta dall’etichetta che li accompagna, sono realizzati in cotone e poliestere. Quest’ultimo è una fibra sintetica usata per le sue molteplici proprietà: è infatti molto resistente alle abrasioni e alle lacerazioni, è idrorepellente e quasi inattaccabile dalle muffe e non si sgualcisce. Il poliestere però è un derivato del petrolio, non è riciclabile e quindi è altamente inquinante.

Il fast fashion, d’altronde, ha un pesante impatto ambientale, perché utilizza procedimenti di lavorazione poco attenti alla salvaguardia della natura e, come già scritto, al fine di limitare i costi, per la produzione dei tessuti usa sostanze tossiche che poi vengono rilasciate nelle acque ad ogni lavaggio. Inoltre, poiché lo scopo di questo settore dell’abbigliamento è quello di far acquistare sempre di più, si è affermata una moda usa e getta che produce tonnellate di scarti tessili. Per risolvere questo problema alcuni fashion designer hanno provato a creare abiti che potessero essere riutilizzati per altri oggetti e alcune catene di abbigliamento hanno ideato delle campagne pubblicitarie basate sul ritiro degli abiti usati in cambio di sconti sui nuovi acquisti. Nell’un caso e nell’altro, comunque, la maggior parte dei vestiti usati finisce negli inceneritori, facendo aumentare l’inquinamento atmosferico, e l’attenzione all’ambiente delle aziende del fast fashion si rivela essere solo un ambientalismo di facciata.

Infine, il fast fashion non produce danni solo all’ambiente, ma ha anche un elevato impatto sociale: infatti la produzione dell’abbigliamento a basso costo avviene nei Paesi in via di sviluppo in cui non vengono riconosciuti i diritti minimi dei lavoratori, fra i quali vi sono spesso anche bambini, e gli operai sono costretti a svolgere la loro attività in precarie condizioni di sicurezza e di igiene.

La prossima volta che entrerete in un grande magazzino e avrete la tentazione di acquistare l’ennesimo vestito all’ultima moda a un prezzo stracciato, pensate che ciò che non state pagando voi lo pagherà l’ambiente e il conto finale sarà presentato ai vostri figli e ai vostri nipoti!

Antonio Romeo

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