GLI SBARCHI IN SICILIA
Il problema dell’immigrazione è uno dei problemi purtroppo presente in Italia che più sentiamo oggi in tv, nei giornali, sui social media e fa parte ormai dei nostri pensieri e dei nostri dibattiti.
Gli sbarchi nel Mediterraneo continuano giorno dopo giorno. Questo fenomeno in Italia interessa maggiormente la Sicilia.
È un problema molto delicato e difficile, che mette ogni giorno in difficoltà e in pericolo persone che affrontano un viaggio insostenibile, in condizioni disumane. Chi si sottopone a questo pericolo fugge dal proprio paese: per paura, per rifarsi una vita, per rivendicare i propri diritti e per mettere in salvo se stesso e la propria famiglia. Si rischia tutto per scappare da guerre, epidemie, carestie e cercare di avere delle condizioni di vita più dignitose.
Una delle reazioni più comuni nell’opinione pubblica è la diffidenza e l’indifferenza, che può portare ad atteggiamenti di odio e ad un razzismo infondato.
Dalla Sicilia, prima frontiera italiana ed europea dei flussi migratori provenienti dall’Africa, vi sono segnali contrastanti: da una parte nuove esperienze concrete di centri di accoglienza e di integrazione, la capacità della società di reagire in modo positivo alle grandi ondate migratorie; dall’altra un processo di saturazione per la presenza crescente di profughi e migranti in tutta l’isola.
Nel 2020 il numero degli sbarchi avvenuti in Sicilia (26.702) è addirittura triplicato rispetto al 2019 (7.123).
In tutta la nostra penisola nel 2020, sono sbarcate in totale 34.134 persone. Il 38% provengono dalla Tunisia, paese che non si è mai ripreso del tutto dopo la rivoluzione del 2011 contro il regime di Ben Ali e che è stato demoralizzato dalla pandemia da Covid-19 e dalla conseguente crisi economica, la quale ha privato molte persone giovani e non del lavoro e della dignità che doveva essere garantita dalla democrazia.
Nonostante l’aumento esponenziale dei dati nell’anno 2020, il numero degli sbarchi è sempre inferiore al dato dell’anno del 2016 in cui il fenomeno dell’immigrazione ha raggiunto il massimo del suo apice (ben 180 mila il dato impressionante degli sbarchi).
Quest’estate la Sicilia ha registrato dei dati enormi. Con la pandemia di coronavirus in corso, è sorto il problema dei centri di accoglienza affollati da persone, ammassate senza nessuna precauzione, con il rischio di creare dei veri e propri focolai.
Per fortuna i centri di accoglienza non sono stati un particolare problema per i contagi, anzi il numero dei dati è stato minimo.
In questo momento, in Sicilia sono presenti 6.480 migranti, ovvero l’8% del totale delle persone attualmente accolte all’interno del territorio nazionale (79.938).
La Regione che conta più presenze è la Lombardia (10.494 al 31 dicembre 2020), seguita da Emilia-Romagna (8.329), Lazio (7.491) e Piemonte (7.275).
La Regione che accoglie al suo interno il dato minore di migranti è la Valle d’Aosta, dove sono presenti sul territorio 79 migranti.
Oggi esistono numerosi centri di accoglienza che si occupano di integrare e di rendere la vita dei migranti libera e dignitosa.
Le persone straniere sono ospitate nei centri dove, sotto richiesta alla protezione internazionale, vengono accolti per il tempo necessario per le procedure di accertamento dei relativi requisiti.
Queste strutture si dividono in:
- Strutture di primo soccorso e accoglienza, c.d. hotspot, definiti punti di crisi dall’art. 10 n. 286/98.
- Strutture di accoglienza di primo livello
- Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR), ex art.14 D. Lgs. 286/1998, istituiti per consentire l’esecuzione del provvedimento di espulsione da parte delle Forze dell’ordine. (Per chi non ha richiesto la protezione internazionale o chi non ha i requisiti).
Stefania Lo Sicco