Gli altri siamo noi
Ogni giorno, seguendo il tragitto che mi porta a scuola per un breve tratto in macchina, nonna e io percorriamo la zona della fiera del Mediterraneo, che dai primi di settembre, fin dalle prime ore del mattino, è affiancata da numerose auto disposte in fila, che attendono pazientemente il loro turno per vaccinarsi. Ma, da qualche settimana, ho notato che, sul lunghissimo marciapiede, che costeggia la fiera, sta seduto un uomo.
All’inizio, avevo pensato che fosse un mucchio di stracci, lasciati sul marciapiede da qualche “educato” palermitano, che non ama la raccolta differenziata dei rifiuti, invece nei giorni successivi, ho capito che era una persona, un uomo, di età non definita, con barba e capelli ricci e ribelli.
Ogni mattina, in qualunque altro orario del giorno, lui è lì, seduto con le spalle rivolte alle mura della fiera, col sole, col vento, con la pioggia; lui é lì, dignitosamente seduto.
A volte ha sulle ginocchia un grande libro e legge, altre invece dorme.
La sera, quando mi trovo a passare per caso, vedo altre persone ferme davanti a lui che gli parlano. Molto probabilmente, gli portano cibo, indumenti caldi e lui rimane distante, dignitosamente seduto al suo posto. Sembra un re. Questa è l’impressione che mi suscita. Un re, forse senza regno e spada, ma un re.
Ieri, mi sono fermato anch’io. Non avevo molto da offrire, solo 10 euro e pane caldo, appena sfornato. Buonasera- ho detto- Buonasera- mi ha risposto con accento straniero. Sulle sue gambe ho lasciato i miei doni, lui mi ha guardato e, per un istante brevissimo, ho visto me stesso riflesso nei suoi occhi.
Quando sono ritornato in macchina, dove nonna mi aspettava, mi sono sentito diverso, migliore, più grande.
Invito ciascuno di voi, cari lettori, ad aiutare chi si trova in condizioni di fragilità e disagio. A volte basta una parola gentile, un semplice sorriso. Gli altri siamo noi.
Gregorio Davì