UN MARE DI PLASTICA
Il 71% del globo terrestre è ricoperto dai mari, e gran parte di essi soffrono per la presenza di plastica e prodotti inquinanti. Si stima che circa 8 milioni di tonnellate di plastica ricoprano mari e oceani, mettendo a rischio circa 700 specie viventi.
Nel mondo esistono addirittura vere e proprie “Isole di plastica”, le più grandi delle quali sono sei: Great Pacific Garbage Patch, che si trova nell’oceano Pacifico, tra la California e l’Arcipelago Hawaiano, e si sposta seguendo la corrente oceanica del vortice subtropicale del Nord Pacifico; South Pacific Garbage Patch, scoperta recentemente al largo del Cile e del Perù, grande otto volte l’Italia; North Atlantic Garbage Patch; South Atlantic Garbage Patch, tra l’America del Sud e l’Africa meridionale; Indian Ocean Garbage Patch; Artic Garbage Patch.
Questo è un problema che va avanti da molto tempo, ma continua a peggiorare giorno dopo giorno, anche perché non ci impegniamo abbastanza per provare a risolverlo. Il risultato è che moltissime specie stanno rischiando di estinguersi a causa dell’uomo e del suo menefreghismo.
Cosa possiamo fare per risolvere almeno in parte il problema? Possiamo fare una buona raccolta differenziata, utilizzare sacchetti biodegradabili, evitare il consumo di piatti, bicchieri e posate usa e getta, non disperdere mozziconi di sigarette (si stimano 4,5 milioni di sigarette disperse nei mari), raccogliere i rifiuti in spiaggia: basterebbe veramente poco per migliorare il nostro pianeta.
Inoltre, in Italia esiste il progetto LifeGate PlasticLess: nato nel 2018 con l’intento di contribuire alla diminuzione dell’inquinamento, ha posizionato un gran numero di Seabin, cestini galleggianti di raccolta rifiuti, nei porti, nei fiumi e nei laghi italiani, con l’obiettivo di raccogliere 23 tonnellate di plastica in un anno. Spazio alla creatività, dunque: i nostri mari ci chiedono aiuto.
di Sara Messina