La legge sul divorzio compie 50 anni
Il primo dicembre 2020 ricordiamo un evento molto importante che, 50 anni fa, cambiò radicalmente la realtà socio-culturale italiana: l’approvazione della legge 898/1970 sul divorzio.
Il nostro Paese era stato per molti anni senza una legge che regolasse lo scioglimento del matrimonio. Fu solo nel 1965 che, per la prima volta, venne presentato alla Camera, dall’onorevole Fontana del Partito Socialista, un progetto di legge sul divorzio.
Nel 1968 un’altra proposta di legge sul medesimo argomento venne avanzata dall’onorevole Baslini del Partito Liberale: i due progetti vennero allora unificati e presentati insieme in Parlamento il 17 aprile 1969.
La proposta di questa legge suscitò un acceso dibattito non solo nell’ambiente parlamentare ma soprattutto nell’opinione pubblica. In un Paese prettamente cattolico, in cui l’unione indissolubile della famiglia era uno dei principi basilari, una legge di questo tipo non poteva non provocare uno sconvolgimento notevole.
Per la prima volta veniva messa in discussione un’alleanza sacra e inviolabile, quale era la famiglia, e si trattavano temi come la parità fra uomo e donna, sia dal punto di vista morale sia civile, la tutela dei figli e il loro rapporto con i genitori e i nonni.
La Democrazia Cristiana e il Movimento Sociale Italiano, che consideravano la proposta come un primo passo verso la distruzione del concetto di famiglia e della stessa società italiana, si opposero con tutte le loro forze.
È pur vero, comunque, che, a prescindere dalla mancanza di una legge che regolasse il divorzio, di fatto molti matrimoni italiani si scioglievano, anche se non in maniera ufficiale.
Nonostante tutte le critiche e le controversie, il primo dicembre 1970 la legge 898/1970 Fontana-Baslini fu approvata con il consenso dei radicali, del Partito Socialista, del Partito Comunista e di quello Liberale.
La legge, formata da 12 articoli, prevedeva lo scioglimento civile e religioso del matrimonio quando i due coniugi dimostravano di non avere più alcuna motivazione per continuare la propria vita insieme. Prima di arrivare alla sentenza di divorzio, marito e moglie dovevano registrare la separazione legale con cui dimostravano di non coabitare.
Per molti cittadini si trattò di una grande conquista, ma quella parte d’Italia cattolica, fortemente contraria al divorzio, guidata dalla DC, riuscì, dopo 4 anni, il 12 maggio 1974, ad ottenere un referendum che proponesse l’abrogazione della legge. Circa l’88% degli aventi diritto andò a votare e il 60% dei votanti si dichiarò favorevole al fatto che la legge rimanesse in vigore.
Il risultato del referendum fu sorprendente e non solo confermò la legge introdotta pochi anni prima, ma fece in modo che tutti si rendessero conto di come la società italiana stesse subendo un profondo cambiamento rispetto alle ideologie e alle posizioni dei partiti tradizionali.
Negli anni a seguire la legge ha subito delle modifiche riguardanti soprattutto il periodo di separazione, che è passato da 5 a 3 anni, fino ad arrivare, nel 2015, a 6 mesi.
Al giorno d’oggi, purtroppo, il numero dei divorzi in Italia è aumentato in maniera esponenziale. Questo non è un fatto positivo, specialmente quando ci sono dei bambini che spesso non capiscono perché un genitore si allontani, tendono a pensare che la separazione sia avvenuta per colpa loro e sicuramente soffrono per l’assenza, anche temporanea, del padre o della madre. Ma è anche vero che negli ultimi anni il divorzio è diventato l’unica possibilità di fuga dalla violenza domestica e dalla sopraffazione di mariti prepotenti che hanno dimenticato il vero significato del matrimonio.
Simone Bellomare