Presidenti della Repubblica

I custodi della Carta, parte seconda: da Saragat a Cossiga

ATTUALITA', PERSONE E PERSONAGGI

Giuseppe Saragat fu il quinto presidente della Repubblica. Nato a Torino nel 1898,  fu un antifascista militante e una delle più importanti figure della Sinistra italiana; nel dopoguerra ricoprì incarichi diplomatici. Fu il primo presidente di area socialista (apparteneva al Partito Socialdemocratico) e fu eletto dopo ben venti scrutini,  con l’appoggio dell’intera Sinistra, compresa la Sinistra democristiana di Aldo Moro. Ebbe particolarmente a cuore i problemi sociali, aumentò le udienze concesse, i suoi interventi e i viaggi nelle città italiane, manifestando l’intento di svolgere il suo mandato fra la gente.

Saragat fu assolutamente rispettoso della volontà del Parlamento: nel suo settennato, non rinviò mai un provvedimento alle Camere per riesame e conferì sempre l’incarico di formare il governo agli esponenti indicati dalla maggioranza parlamentare. Terminato il suo mandato, divenne di diritto senatore a vita ed ebbe anche l’occasione di ritornare alla guida del suo Partito, di cui resse la carica di segretario, tra il marzo e l’ottobre del 1976.

Il suo successore, il democristiano Giovanni Leone, alle elezioni del 1971 mancò l’elezione al primo tentativo per un solo voto: 503, contro i 504 del quorum richiesto. Leone fu comunque eletto Capo dello Stato il 24 dicembre 1971 al ventitreesimo scrutinio, con 518 voti su 1008 e con il sostegno determinante del Movimento Sociale Italiano. Napoletano, fu avvocato, accademico e giurista. Secondo l’opinione diffusa dei costituzionalisti, la presidenza Leone fu caratterizzata da una linea improntata all’indipendenza piena dai partiti e al rispetto scrupoloso delle istituzioni. Leone fu sempre rispettoso del dettato costituzionale e, nell’avvalersi delle sue prerogative, effettuò delle scelte del tutto aliene da impostazioni ideologiche, talvolta in contrasto con la maggioranza parlamentare, come quando rinviò alle Camere la legge sul nuovo sistema elettorale del CSM, che il Parlamento riapprovò poi senza modifiche.

Nel 1972, di fronte ad una gravissima crisi di governo, Leone esercitò il potere di scioglimento anticipato del Parlamento per la prima volta dall’avvento della Repubblica. In un messaggio alle Camere, avanzò la proposta di introduzione del divieto di rielezione del Presidente della Repubblica, la riduzione da sette a cinque anni del mandato presidenziale e l’abolizione del semestre bianco, questioni ancora oggi oggetto di dibattito. Il messaggio, tuttavia, fu accolto con freddezza.

Nel 1976 Leone fu accusato di essere coinvolto in uno scandalo relativo all’acquisto da parte dello Stato italiano di velivoli statunitensi. Le accuse divennero più virulente dopo il rapimento e l’assassinio del presidente della DC, Aldo Moro, avvenuti nella primavera del 1978; Leone e i suoi familiari si trovarono al centro di attacchi violentissimi e insistenti. Privo dell’appoggio del suo stesso Partito, dopo qualche tentativo di difesa, Leone si dimise. Era il 15 giugno del 1978. In seguito, solo alcuni dei suoi accusatori gli chiesero pubblicamente scusa per quelle accuse, mentre altri furono condannati per diffamazione.

Le votazioni per l’elezione del successore di Leone iniziarono il 29 giugno 1978: il settimo Presidente della Repubblica Italiana fu Sandro Pertini. Pertini era nato a Stella, in provincia di Savona, nel 1896. Antifascista militante e partigiano, è stato il primo ed unico appartenente al Partito Socialista a ricoprire  la massima carica dello Stato.

Solo dopo quindici scrutini andati a vuoto, di cui dodici con la maggioranza dei parlamentari che si astennero o votarono scheda bianca, la pressione dell’opinione pubblica spinse il segretario della DC, Benigno Zaccagnini, ad accettare la candidatura di Sandro Pertini. Su tale nome si accordarono anche gli altri partiti del cosiddetto “fronte costituzionale” (PCI-PSDI-PRI e PLI) e Pertini risultò eletto l’8 luglio 1978, al 16º scrutinio, con 832 voti su 995, corrispondenti all’82,3%, la più larga maggioranza della storia repubblicana. Dopo aver giurato, nel suo discorso d’insediamento Pertini ricordò come “luminosi esempi” per la sua formazione politica i nomi di Giacomo Matteotti, di Giovanni Amendola e Piero Gobetti, di Carlo Rosselli, di don Giovanni Minzoni e di Antonio Gramsci, suo indimenticabile compagno di carcere durante il periodo fascista. Nel suo primo discorso da Presidente della Repubblica Pertini volle ricordare anche il valore del lavoro. “Bisogna sia assicurato il lavoro ad ogni cittadino. La disoccupazione è un male tremendo che porta anche alla disperazione. Questo, chi vi parla, può dire per personale esperienza acquisita quando in esilio ha dovuto fare l’operaio per vivere onestamente. La disoccupazione giovanile deve soprattutto preoccuparci, se non vogliamo che migliaia di giovani, privi di lavoro, diventino degli emarginati nella società, vadano alla deriva e, disperati, si facciano strumenti dei violenti o diventino succubi di corruttori senza scrupoli”.

La sua elezione apparve subito un importante segno di cambiamento nella scena politica italiana, grazie al carisma e alla fiducia che esprimeva la sua figura di eroico combattente antifascista e padre fondatore della Repubblica, in un Paese ancora scosso dalla vicenda del sequestro Moro. Pertini fu il primo presidente della Repubblica a conferire l’incarico di formare il governo a personalità non democristiane: nel 1981, in seguito alla caduta del governo Forlani dopo lo scandalo della loggia massonica segreta P2, Pertini incaricò il repubblicano Giovanni Spadolini, mentre nel 1983 conferì l’incarico a Bettino Craxi, che divenne in tal modo il primo presidente del Consiglio socialista. Per due anni, e per la prima volta nella storia d’Italia, furono socialisti sia il presidente della Repubblica sia il presidente del Consiglio dei ministri. Il 29 giugno 1985, pochi giorni prima della scadenza naturale del suo mandato, Pertini si dimise dalla carica per permettere l’immediato insediamento di Francesco Cossiga, appena eletto suo successore, subito come presidente supplente e in carica dal 3 luglio, dopo il giuramento. Al termine del mandato presidenziale divenne, come previsto dalla Costituzione, senatore a vita di diritto e si iscrisse al Gruppo del PSI al Senato.

Francesco Cossiga era nato a Sassari nel 1928. Giurista e accademico, è generalmente considerato uno dei politici più importanti e influenti della cosiddetta Prima Repubblica. È stato spesso descritto come un uomo forte e accusato di essere un “ministro di ferro”, per la sua gestione dell’ordine durante le proteste pubbliche.

Per la prima volta nella storia dell’Italia repubblicana, l’elezione avvenne al primo scrutinio, con una larga maggioranza: Cossiga ricevette il consenso, oltre che della DC, anche di PSI, PCI, PRI, PLI, PSDI e Sinistra Indipendente, prestando giuramento il 3 luglio.

Eletto all’età di quasi 57 anni, Cossiga è stato inoltre il più giovane presidente della Repubblica Italiana.

Si è spesso notato che la presidenza Cossiga fu sostanzialmente distinta in due fasi, riferite agli atteggiamenti assunti dal Capo dello Stato. Nei primi cinque anni Cossiga svolse il suo ruolo in maniera tradizionale; la caduta del Muro di Berlino segnò l’inizio della seconda fase. Di fronte all’immobilismo del sistema politico, incapace di rinnovarsi anche davanti ad una trasformazione epocale come il crollo del Muro, sentì la necessità di stimolare la classe politica italiana e iniziò le sue celebri “esternazioni”: questo atteggiamento si accentuò fra il 1991 e il 1992 e si manifestò, oltre che attraverso il massimo atto formale consentitogli dalla Costituzione, il messaggio alle Camere, anche con la crescente denuncia dei ritardi e delle anomalie del sistema politico, meritevole a suo avviso di “picconate”. Cossiga si dimise dalla Presidenza della Repubblica il 28 aprile 1992, a due mesi dalla scadenza naturale del mandato, annunciando le sue dimissioni con un discorso televisivo che tenne simbolicamente il 25 aprile, alla fine del quale giunse a commuoversi.

Andrea Spalanca

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