BASTA AL REVENGE-PORN
Negli ultimi anni si è parlato spesso di una pratica di abuso sessuale ormai molto diffusa fra i giovani: il revenge-porn.
Tale fenomeno consiste nel diffondere foto o video sessualmente espliciti a scopo vendicativo, per denigrare pubblicamente la persona che è ritratta nelle immagini divulgate.
“Revenge-porn” infatti in inglese significa “vendetta porno” e molto spesso viene messo in atto da ex fidanzati o, più raramente, da ex fidanzate. Le vittime difatti sono per lo più donne, anche adolescenti, che vengono punite dai loro ex partner solo perché hanno deciso di porre fine a un rapporto sentimentale.
La pratica del revenge porn è molto diffusa soprattutto su Telegram, un social network nel quale, secondo gli studi di “Permesso negato”, associazione che si occupa di fornire aiuto alle vittime di pornografia non consensuale e di violenza online, nell’ultimo anno sono raddoppiati i gruppi in cui vengono pubblicati foto e video senza consenso (T.MEO, “Sono raddoppiati i canali Telegram dove si condividono foto e video intimi senza consenso”, in www.wired.it). Il report di “Permesso negato” sui dati relativi al 2021 sottolinea come le conseguenze di questo fenomeno siano «“devastanti” e [abbiano] ripercussioni “non solamente sul piano psicologico e reputazionale, ma sempre più spesso anche sul piano lavorativo”» (T.MEO, ibidem)
Molte ragazze non sono riuscite a sopportare i devastanti effetti psicologici del revenge porn e non hanno trovato altra via d’uscita se non il suicidio, come ha fatto Tiziana Cantone la cui triste vicenda ha acceso i riflettori su questo odioso fenomeno e sul cyberbullismo.
Ma ci sono leggi che tutelano da queste esecrabili pratiche? Fortunatamente sì. L’articolo 612 ter del Codice Penale recita: “Chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, è punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da euro 5.000 a euro 15.000”.
Dunque la legge protegge dal revenge porn, ma purtroppo spesso la gente non appoggia le vittime di questo reato, anzi addossa loro la colpa di quanto hanno dovuto subire, in realtà però nessuno avrebbe avuto il diritto di privarle della loro dignità, del loro pudore e della loro intimità.
Non sbaglia chi si fida, sbaglia chi tradisce.
Sara Messina