Banksy: l’artista misterioso
Nell’ambito della street art, Banksy è sicuramente un artista particolare che con le sue opere ha spesso fatto parlare di sé.
Ma chi è Banksy?
Non si sa molto su di lui, poiché il writer, forse originario di Bristol, mantiene il più assoluto riserbo sulla sua identità e preferisce che l’attenzione del pubblico si concentri sulle sue opere, sul suo messaggio, sul suo pensiero e non sulla sua immagine o sulla sua personalità (anche se c’è chi pensa che in realtà il mistero nasconda solo un’abile strategia di marketing). Per evitare di essere visto e riconosciuto, l’artista lavora solo di notte, ha adottato la tecnica dello stencil che gli consente una maggiore rapidità di esecuzione e, secondo il Bristol Evening Post, addirittura si servirebbe di altre persone per realizzare i suoi graffiti. Nonostante ciò, in molti hanno tentato di svelare l’arcano sulla sua reale identità, ipotizzando anche che Banksy sia un collettivo di più artisti riuniti sotto lo stesso nome, ma nessuno è riuscito nell’intento.
Banksy ha iniziato la sua attività alla fine degli anni ’80 e ha lavorato soprattutto in Inghilterra, ma anche negli Stati Uniti, in Canada, in Cisgiordania, in Francia e in Italia.
Sicuramente attribuibile all’artista è infatti la “Madonna con la pistola” (l’arma è disegnata al posto dell’aureola) che si trova in piazza Gerolomini a Napoli, città ricchissima di opere di Street Art. La Madonna dell’artista si trova accanto a un’edicola votiva raffigurante il bambinello in braccio alla Vergine Maria che sembra guardare perplessa il graffito che denuncia l’uso distorto della religione da parte della criminalità organizzata dell’Italia meridionale.
Tutta l’arte di Banksy è una denuncia contro la politica e la società che dimenticano l’umanità. Ciò è particolarmente evidente nei graffiti con cui il writer ha decorato il muro tra Israele e la Cisgiordania: vi sono raffigurati bambini che cercano di oltrepassare il limite loro imposto, volando con l’aiuto di palloncini o scavando, armati di paletta e secchiello, o che, non potendo fare altro, si limitano a guardare i bellissimi panorami, dipinti con la tecnica del trompe-l’oeil, che si potrebbero godere al di là del muro.
La sensibilità dell’artista si è manifestata anche durante questo terribile periodo funestato dalla pandemia legata al Covid-19: murales che esaltano il lavoro di medici ed infermieri o che invitano a godere delle piccole felicità che ci possiamo concedere nonostante le difficoltà della vita o che descrivono il disagio del lockdown sono comparsi a Southampton, a Nottingham e, se è corretta l’attribuzione, anche ad Acilia o sono stati pubblicati su Instagram.
Negli ultimi anni l’interesse per questo misterioso street artist è enormemente cresciuto e le sue opere hanno raggiunto quotazioni altissime. Per protestare contro la mercificazione dell’arte, e soprattutto della “sua” arte, Banksy ha fatto in modo che, nel 2018, un suo quadro, raffigurante “la bambina col palloncino”, venisse distrutto da un “tritadocumenti” nascosto nella cornice, subito dopo che l’opera era stata aggiudicata per più di un milione di sterline ad un’asta di Sotheby’s a Londra. La tela però è stata danneggiata solo parzialmente e ha guadagnato ulteriore valore, vanificando la protesta dell’artista… o permettendogli di raggiungere il suo vero scopo, secondo i suoi detrattori.
Banksy infatti è uno degli artisti più controversi della street art: è un ribelle che lotta contro il sistema, ma finisce per farne parte, è un anticapitalista dagli incassi milionari, si definisce un novello Robin Hood, che si serve però di un ufficio legale agguerrito.
Ma queste contraddizioni non hanno importanza di fronte al suo talento che sorprende sempre, che trasmette emozioni e che trasforma muri vuoti e privi di significato in pareti capaci di rendere più bella la realtà o di vedere con un pizzico di ironia i mali della società.
Antonio Romeo