I custodi della Carta, parte terza: da Scalfaro a Mattarella
Il 25 maggio 1992, dopo le dimissioni di Francesco Cossiga, fu eletto capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro. Il nono presidente della nostra Repubblica era nato a Novara nel 1918 ed era stato ininterrottamente deputato dal 1946; quando fu eletto, era presidente della Camera. Da presidente della Repubblica, nel 1993 Scalfaro rifiutò di firmare, ritenendolo incostituzionale, un decreto-legge, che depenalizzava il finanziamento illecito ai partiti: era la prima volta che questo si verificava nella storia della Repubblica. L’Italia manifestava l’esigenza di un profondo cambiamento: al referendum del 18 aprile 1993, gli elettori votarono in massa a favore dell’introduzione del sistema elettorale maggioritario. Fu un segnale politico molto forte e l’allora presidente del Consiglio Amato, considerando il risultato del referendum un segnale di sfiducia nei suoi confronti, rassegnò le dimissioni il 21 aprile. Il Parlamento non riuscì a formare un nuovo governo politico: Scalfaro decise perciò di affidare la presidenza del Consiglio al governatore della Banca d’Italia Carlo Azeglio Ciampi. Nel 1995, un’altra significativa novità: venne varato il governo Dini, che rappresentò il primo esempio di governo tecnico, in quanto composto esclusivamente da ministri e sottosegretari non appartenenti alla politica attiva. Il mandato di Scalfaro si concluse il 15 Maggio del 1999.
Il suo successore, decimo presidente della Repubblica, fu Carlo Azeglio Ciampi, nato a Livorno nel 1920; come abbiamo già detto, era stato governatore della Banca d’Italia. La sua candidatura ebbe il sostegno di un vasto schieramento parlamentare, dall’allora presidente del Consiglio Massimo D’Alema all’opposizione di centro-destra: il 13 maggio 1999 venne eletto alla prima votazione, con una larga maggioranza. A lui si deve la rivalutazione dell’identità nazionale, che cercò di trasmettere agli italiani anche attraverso la valorizzazione dei simboli del tricolore e dell’inno di Mameli. Non a caso, nel 2000 Ciampi scelse di reintrodurre, dopo più di un decennio, la parata delle forze armate nel cerimoniale della Festa della Repubblica Italiana.
Ma Ciampi ebbe a cuore anche la dimensione europea: nel 2000, a Lipsia, aprì una finestra sulla prospettiva di una Costituzione europea quale fondamento del futuro del processo di integrazione. Al termine del mandato, rifiutò la candidatura per un secondo settennato e lasciò i Quirinale ricevendo il riconoscimento unanime di un operato super partes.
Undicesimo Presidente della Repubblica Italiana divenne Giorgio Napolitano, nato a Napoli nel 1925; fu eletto il 10 maggio 2006, alla quarta votazione. Era il primo esponente politico proveniente dal Partito Comunista Italiano a divenire presidente della Repubblica; fu inoltre il primo ad essere eletto per un secondo mandato. Infatti, nel 2013, al termine del suo settennato, un ampio schieramento trasversale del neo-eletto parlamento chiese a Napolitano la disponibilità a essere rieletto come Presidente della Repubblica; la rielezione avvenne il 20 aprile.
Nel segno di una evidente continuità con la presidenza Ciampi, Napolitano riteneva che la costruzione di una memoria condivisa avrebbe costituito la “premessa di una comune identità nazionale che abbia il suo fondamento nei valori della Costituzione”. Espresse una grande sensibilità verso i problemi della Giustizia; in particolare, l’8 ottobre seguente inviò alle Camere il suo primo messaggio presidenziale sulla questione carceraria, invitando il Parlamento a prendere in considerazione misure contro il sovraffollamento, come l’indulto e l’amnistia.
Napolitano non portò a termine il suo secondo mandato: il 14 gennaio 2015 rassegnò le proprie dimissioni, preannunciate nel suo ultimo messaggio di fine anno e dovute alle difficoltà legate all’età. Alla scadenza naturale del secondo mandato, prevista per il 22 aprile 2020, qualora l’avesse completato, Napolitano avrebbe avuto infatti quasi 95 anni.
Sergio Mattarella, il successore di Napolitano, è l’attuale presidente della Repubblica. E’ il primo siciliano a ricoprire la carica, infatti è nato a Palermo il 23 luglio 1941. Politico, giurista, accademico e avvocato italiano, è stato eletto dodicesimo presidente della Repubblica Italiana il 31 gennaio 2015. Vicino per tradizione familiare alla corrente di sinistra della Democrazia Cristiana, in seguito all’assassinio per mano mafiosa, nel 1980, del fratello Piersanti, allora presidente della regione Sicilia, Mattarella aumentò progressivamente il suo impegno politico, militando nel Partito Popolare Italiano, nell’Ulivo, nel Partito Democratico.
Alle elezioni presidenziali del 2015 il suo nome fu subito considerato tra quelli spendibili e al quarto scrutinio fu eletto con 665 voti, poco meno di due terzi dell’assemblea elettiva.
Il Presidente Mattarella ha esercitato la sua carica in un periodo molto difficile per l’Italia e per il mondo, a causa della pandemia, e ha rappresentato un punto di riferimento importante per gli Italiani, evidenziando, oltre alla correttezza e alla autorevolezza istituzionale, anche doti di umanità ed empatia che gli hanno conquistato una grande popolarità. Nel corso dell’elezione presidenziale del 2022, Sergio Mattarella è stato riconfermato Presidente della Repubblica Italiana per un secondo mandato, ottenendo all’ottavo scrutinio 759 voti su 1009 elettori e risultando così il secondo Presidente eletto con il maggior numero di voti nella storia repubblicana. Ha prestato giuramento il successivo 3 febbraio, dando così inizio al suo secondo mandato.
Andrea Spalanca
One thought on “I custodi della Carta, parte terza: da Scalfaro a Mattarella”
Grazie Andrea per aver ricostruito per il nostro giornale la storia dei nostri Presidenti.